Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sulla videosorveglianza nelle aule scolastiche. Abbiamo chiesto un’opinione alla giornalista Gabriella Giammanco, che è favorevole, e al collega Giulio Pinco Caracciolo, che invece è contrario.

Qui di seguito il parere di Giulio Pinco Caracciolo.

Se ne parla ormai da anni. Serve un deterrente contro i numerosi casi di abusi e maltrattamenti negli asili nido, ma anche nelle Rsa che ospitano anziani. E quello dell’installazione di telecamere a circuito privato all’interno delle strutture sembra essere una possibile risposta. Uno degli ultimi casi di “asilo degli orrori” è quello di Vanzago alle porte di Milano, ma dalla scuola materna di Rignano Flaminio al nido Papero Giallo dell’Eur di Roma, ciclicamente la cronaca riporta episodi di maltrattamenti ai danni soprattutto dei più piccoli. Bambini chiusi in bagno o lasciati per punizione in uno sgabuzzino, anziani insultati e schiaffeggiati con violenza.

A volte i casi vengono confermati, altre smontati. Come trovare dunque un equilibrio tra la necessità di appurare la verità e la tutela della privacy di minori e insegnanti? C’è chi invoca telecamere obbligatorie in tutti gli asili e scuole per l’infanzia ed elementari, oltre che nelle Rsa e nelle case di cura che si occupano di anziani e disabili. Una proposta di legge a livello nazionale era stata approvata dalla Camera nel 2018, salvo poi arenarsi in Senato. Ma siamo sicuri che questa possa essere davvero una soluzione? Guardando oltreoceano, se in Italia le complessità riguardanti un aspetto così delicato come il rispetto dei diritti umani e civili possono sembrare lungaggini, in Cina sono state introdotte ormai da diverso tempo misure di controllo sui minori fin troppo efficaci. Nella provincia di Guizhou, per esempio, alcuni scolaretti sono stati addirittura dotati di “uniformi intelligenti” con localizzatori Gps incorporati per verificare ogni spostamento degli studenti e confermare la loro presenza ai genitori attraverso brevi video che i familiari possono visualizzare su un’app direttamente dal loro smartphone. Uno scenario che, per quanto sia comprensibile preoccuparsi della sicurezza dei propri figli, assomiglia più ai sistemi di vigilanza adottati all’interno delle carceri. Chiaro è che dall’installazione di telecamere di sorveglianza all’applicazione estrema di sistemi alla Black Mirror il passo è lungo ma stiamo anche imparando che ormai la realtà – soprattutto a livello tecnologico – in molti casi supera le aspettative.

Legge sì, legge no. E intanto ci sono le regioni che approvano leggi ad hoc, come nel caso della Lombardia. Il Pirellone nel lontano 2018 aveva infatti già approvato la legge proposta dalla giunta per puntare “al benessere e alla tutela dei minori che frequentano nidi e micronidi” e favorire la collocazione di “occhi elettronici” nelle strutture per i più piccoli con impianti a circuito chiuso e la garanzia della massima riservatezza. Una disposizione non obbligatoria ma volontaria e un dibattito, quello sull’equilibrio tra sicurezza e privacy, eternamente in bilico. Per quanto riguarda le Rsa, proprio a fine agosto, il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge regionale pugliese che obbliga le Rsa e i centri per anziani a installare le telecamere per garantire la sicurezza degli ospiti ed evitare casi di violenze e aggressioni. Nelle motivazioni dell’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale si legge che è in particolare l’articolo 3 della norma regionale a essere in contrasto con i dettami costituzionali perché si presenta come disallineata con i principi e la stessa disciplina generale di protezione dati del Regolamento Ue e non individua peraltro i tempi di conservazione delle videoriprese, ciò che costituisce elemento essenziale della disciplina di protezione.
La soluzione al problema sembra essere ancora lontana ma nel frattempo viene da chiedersi se invece non sia necessario in primis arginare la nascita, spesso incontrollata, di asili nido e Rsa che spuntano come funghi con controlli amministrativi ex post. Non sarebbe forse meglio ritornare al regime ferreo delle autorizzazioni per poi valutare con calma una soluzione che rispetti e bilanci la privacy e il benessere dei minori?

Giulio Pinco Caracciolo

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