Un grado in meno nelle case private con riscaldamenti centralizzati e negli edifici pubblici, con termosifoni tenuti accesi un’ora in meno al giorno.
È questa l’indicazione fornita dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani nel corso del Consiglio dei ministri tenuto questa mattina a Palazzo Chigi. Per fare fronte al caro bollette e alla richiesta dell’Europa di tagliare il consumo di gas, la scelta del governo è stata quella di ‘razionalizzarne’ il consumo.
Dunque da ottobre termosifoni che si abbasseranno di un grado, da 20 a 19, con il periodo in cui potranno essere tenuti accessi che si ridurrà di due settimane rispetto allo scorso anno, prima della crisi innescata da speculazione e conflitto in Ucraina.
Una stretta che sarà sancita ufficialmente da un decreto ministeriale che dovrebbe essere firmato dallo stesso Cingolani nei prossimi giorni. Non sarebbe previsto dal piano messo a punto dal ministro, spiegano fonti di Palazzo Chigi, il ricorso allo smart working nel servizio pubblico, né interventi sull’illuminazione delle vetrine dei negozi, con l’ipotesi circolata nelle scorse settimane di uno spegnimento anticipato di qualche ora.
Un piano che non prevede neanche il ricorso alla Dad, la didattica a distanza, per le scuole: anche questa era una misura di cui si era discusso nei giorni scorsi come ‘rimedio’ per il risparmio energetico.
Il ministro Cingolani ha invece spiegato che la prossima settimana è previsto il via libera da parte del governo Draghi ad un ampio piano di sostegno per le imprese, gravemente colpite dal caro bollette, come denunciato in più occasioni dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. L’obiettivo è quello di abbassare il costo dell’energia e il piano pensato dall’esecutivo, ha sottolineato il titolare del Mite, “non prevederà solo il risparmio” sul gas con la riduzione della temperatura e dell’orario di utilizzo dei termosifoni per le case e gli uffici pubblici.