Più di 17mila morti
Terremoto in Turchia, madre e figlio salvati dopo 70 ore sotto le macerie: “È un miracolo”
Seppelliti per settanta ore sotto le macerie, estratti, ancora vivi, madre e figlio. Sa di miracolo la notizia che giunge dal distretto di Akevler di Hatay, in Turchia, mentre il bilancio del terremoto che si è abbattuto al confine tra Turchia e Siria sale e non si ferma. Bilancio ufficiale da brividi, anche perché ancora soltanto parziale: 17.100 vittime. E si continua a scavare, è destinato a salire. E Anadolu intanto informa di questo soccorso, con le parole del vicesindaco di Yalova Mustafa Tutuk che ha condiviso la sua emozione sui social: “È un miracolo. Come si possono spiegare questi sentimenti, dopo le voci da sotto le macerie, ci siamo subito diretti lì con la nostra squadra e, per fortuna, li abbiamo tirati fuori”. Un altro bambino è stato trovato vivo dopo 80 ore sotto le macerie nel distretto di Elbistan di Kahramanmaras.
Le vittime ufficiali in Turchia sono 16.035, in Siria 3.126. Almeno 62.914 le persone ferite in Turchia secondo la televisione di Stato Trt. 28.044 i terremotati, gli sfollati evacuati dalle zone colpite dal tremendo sisma di grado 7.9 registrato all’alba della notte tra domenica e lunedì scorsi e seguito da altre centinaia di scosse. Dormono in strada tanti sopravvissuti. Al freddo. Si cercano rifugi di fortuna. Non c’è acqua, non c’è luce. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha lanciato un appello drammatico: “I siriani hanno bisogno di più di assolutamente tutto. Il terremoto ha colpito mentre la crisi umanitaria nel Nordovest della Siria stava già peggiorando, con bisogni a livelli mai visti dall’inizio del conflitto”.
Gli aiuti sono necessari “urgentemente, attraverso le vie più veloci, dirette ed efficaci. Abbiamo visto alcuni aiuti, ma non sono neanche lontanamente sufficienti. Gli aiuti di emergenza non devono essere politicizzati. Dobbiamo invece concentrarci su ciò che serve”. Le aree controllate dai ribelli, in guerra con Damasco dall’esplosione della guerra civile nel 2011, non possono ricevere aiuti dalle zone della Siria controllate dal governo senza l’autorizzazione del governo. Le Nazioni Unite hanno chiesto di facilitare l’accesso a quelle zone, avvertendo che le scorte di soccorso saranno presto esaurite e hanno chiesto di “mettete da parte la politica” per permettere all’Onu di “portare avanti il lavoro umanitario”.
Ancora nessuna notizia degli italiani dispersi: sette in tutto. Nessuna traccia di Angelo Zen, come riferito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, e della famiglia italo-siriana di sei persone, tre adulti e tre minorenni che si trovava ad Antiochia, in Turchia. “Abbiamo chiesto notizie alla nostra Protezione civile che è operativa come si è visto ad Antiochia ma ancora non si hanno notizie e abbiamo chiesto anche alla Protezione civile turca”.
Da 53 Paesi diversi sono arrivate delle squadre di soccorso in Turchia. Per Ankara in tutto 6.153 soccorritori stranieri e altri 2.449 in arrivo da altri venti Paesi. 95 le nazioni che hanno offerto sostegno. Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan è in visita nelle zone colpite dal terremoto a Gaziantep, città del sudest della Turchia a qualche decina di chilometri dell’epicentro del sisma. Parlando alla stampa a Kahramanmaras, il Presidente aveva ieri ammesso dei ritardi nei soccorsi. “Inizialmente ci sono stati problemi sulle strade, ma oggi le cose stanno diventando più facili e domani sarà ancora più facile”, aveva detto ai giornalisti Erdogan comunque attaccando i “provocatori”, precisando che una catastrofe del genere non era prevedibile.
“L’Unione europea e i suoi Stati membri sono pienamente solidali con il popolo turco e siriano di fronte a questa tragedia – hanno scritto i 27 leader dell’Unione Europea riuniti al Consiglio Europeo in una lettera indirizzata al Presidente Erdogan -. Subito dopo il terremoto, abbiamo fatto del nostro meglio per fornire rapidamente tutta l’assistenza possibile per alleviare le sofferenze in tutte le regioni colpite. La Commissione europea e la presidenza svedese hanno preso l’iniziativa di ospitare a Bruxelles a marzo una conferenza dei donatori per mobilitare i fondi della comunità internazionale a sostegno della popolazione della Turchia e della Siria. Siamo pronti a rafforzare ulteriormente il nostro sostegno in stretto coordinamento con le autorità turche. I nostri pensieri continueranno ad essere con voi e la vostra gente”.
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