Per giorni avrebbero chiesto invano di telefonare
Terremoto Marocco, protesta dei detenuti a Rebibbia: “Fateci chiamare le nostre famiglie”

Una protesta non ad opera di facinorosi ma di essere umani, uomini preoccupati per il devastante terremoto che ha ridotto in macerie parte del Marocco e provocato oltre 2500 vittime. E’ quanto andato in scena ieri sera nel carcere romano di Rebibbia dove sarebbe andata in corso la protesta di decine di detenuti con battiture e urla, udibili anche all’esterno.
A denunciare l’accaduto le attiviste di Sbarre di Zucchero, da tempo in prima linea per tutelare i diritti dei detenuti, donne in primis. Stando a quanto riferito in una nota, la protesta sarebbe partita dai detenuti di nazionalità marocchina che da giorni chiedevano di poter contattare i propri familiari dopo il sisma che la sera dell’8 settembre scorso ha sconvolto il Paese nordafricano.
Secondo le attiviste, a oltre 48 ore dal sisma non è stato concesso loro la possibilità di potersi mettere in contatto con parenti e amici per capire meglio la situazione, considerate le migliaia di vittime.
Sbarre di Zucchero, nell’esprimere la vicinanza al popolo marocchino, continuerà a monitorare da vicino la situazione dei detenuti marocchini nelle carceri italiane.
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