Terremoto Marocco, protesta dei detenuti a Rebibbia: “Fateci chiamare le nostre famiglie”

CORRECTS NAME OF VILLAGE Families sit outside their destroyed homes after an earthquake in Moulay Brahim village, near Marrakech, Morocco, Saturday, Sept. 9, 2023. A rare, powerful earthquake struck Morocco late Friday night, killing more than 800 people and damaging buildings from villages in the Atlas Mountains to the historic city of Marrakech. But the full toll was not known as rescuers struggled to get through boulder-strewn roads to the remote mountain villages hit hardest. (AP Photo/Mosa'ab Elshamy) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

Una protesta non ad opera di facinorosi ma di essere umani, uomini preoccupati per il devastante terremoto che ha ridotto in macerie parte del Marocco e provocato oltre 2500 vittime. E’ quanto andato in scena ieri sera nel carcere romano di Rebibbia dove sarebbe andata in corso la protesta di decine di detenuti con battiture e urla, udibili anche all’esterno.

A denunciare l’accaduto le attiviste di Sbarre di Zucchero, da tempo in prima linea per tutelare i diritti dei detenuti, donne in primis. Stando a quanto riferito in una nota, la protesta sarebbe partita dai detenuti di nazionalità marocchina che da giorni chiedevano di poter contattare i propri familiari dopo il sisma che la sera dell’8 settembre scorso ha sconvolto il Paese nordafricano.

Secondo le attiviste, a oltre 48 ore dal sisma non è stato concesso loro la possibilità di potersi mettere in contatto con parenti e amici per capire meglio la situazione, considerate le migliaia di vittime.

Sbarre di Zucchero, nell’esprimere la vicinanza al popolo marocchino, continuerà a monitorare da vicino la situazione dei detenuti marocchini nelle carceri italiane.