“Non ha mai lasciato la mano di sua figlia Irmak, morta a Değem”. Così ha scritto su Twitter Adem Altan, fotografo dell’ Agence France Presse(AFP), tra i primi ad arrivare a Kahramanmaras, una delle cittadine turche maggiormente distrutte dal sisma che ha provocato 20mila morti già accertati. Una vera e propria catastrofe senza precedenti. Lo scatto di Altan racchiude tutto l’orrore di questi giorni. Quando ha scattato la foto non era ancora arrivato nessun soccorso, in tanti scavavano a mani nude tra le macerie nel silenzio, cercando di aguzzare l’udito con la speranza di sentire la voce di qualcuno vivo. Il papà se ne stava seduto immobile, incurante della pioggia e del freddo, a tenere la mano della figlia di 15 anni morta schiacciata tra le macerie. Per nulla al mondo avrebbe lasciato quella gelida manina.
“Credo sia una foto che rimarrà impressa nei miei ricordi. Molti mi hanno detto che non dimenticheranno mai questa immagine – confida il fotografo, come riportato da Repubblica – Nemmeno io”. Un solo scatto che racchiude il dolore di migliaia di popolazioni devastate, non solo dal terremoto ma anche da anni di guerra e devastazione, come i territori della Siria. Una foto che ricorda anche le storie di chi invece è riuscito miracolosamente a uscire dall’inferno delle macerie quando non c’era più speranza. Come la storia che arriva da Belen, nella provincia di Hatay. Dopo 82 ore dallo scoppio del sisma l’Afad, l’autorità ufficiale della Turchia per la gestione dei disastri e delle emergenze, ha tirato fuori dalle macerie di un condominio, ancora viva, una famiglia di 5 persone: padre, madre e tre figli sono stati tratti in salvo tra gli applausi della folla e sono stati affidati alle cure dei medici.
O della bambina nata sotto le macerie del terremoto. Ancora, dei due bambini di 2 e 3 anni salvati 70 ore dopo il devastante sisma. A raccontarlo è l’agenzia turca Anadolu. Il piccolo Mert Tatar, 2 anni, è stato salvato stamane a 79 ore dal terremoto nella provincia meridionale di Hatay: il piccolo è stato immediatamente trasportato in ospedale. Mentre una bambina di 3 anni, Eya Haddap, è stata estratta oggi dalle macerie, 70 ore dopo il sisma, nel distretto di Antakya. Ieri, le squadre di soccorritori avevano salvato altri tre altri membri della stessa famiglia durante le operazioni di ricerca. E ancora, altre due sorelle sepolte dalle macerie nel distretto di Golbasi, nella provincia di Adiyaman, sono state salvate dalle macerie dopo 70 ore. Ceren, 14 anni ed Elif, 16, stanno bene e sono state trasportate in ospedale.
Una giovane ragazza è stata estratta viva dalle macerie di un edificio e due ore dopo i soccorritori hanno salvato il padre. E’ successo nella città turca di Antakya, Antakya è una delle città più colpite dal terremoto, dove le squadre di emergenza stanno lavorando ininterrottamente alla ricerca di sopravvissuti. Mentre si preparavano a caricare l’uomo su un’ambulanza, i soccorritori gli hanno detto che la figlia era viva e che lo stavano trasportando nello stesso ospedale da campo per le cure. “Vi amo tutti”, ha sussurrato l’uomo. A DiyarbakÕr, a est di Antakya, i soccorritori hanno tratto in salvo una donna da un edificio crollato nelle prime ore del mattino del sisma, ma hanno trovato le tre persone accanto a lei morte tra le macerie, ha riferito l’agenzia di stampa Dha.
Poi c’è ancora un altro dramma, quello che durante le calamità o le guerre si abbatte sui bambini, che sono sempre i più indifesi. In Turchia i bambini rimasti soli – tra orfani e quanti sono ancora alla ricerca propri genitori – sono tra i 1000 ed i 5000. “Il numero di bambini che rimangono senza famiglia sta aumentando a dismisura. Siamo partiti il primo giorno da 500 bambini ed ora siamo tra i 1000 ed i 5000 perchè ogni giorno queste cifre aumentano. Quando i genitori vengono portati in ospedale, spesso succede che non sopravvivano e questo sta accadendo in tutte le province” : Lo spiega Regina De Domicis responsabile della Turchia per l’Unicef, intervistata dall’Ansa. Sono invece circa 700 i bambini orfani che prima del terremoto vivevano nelle ‘case del bambino”, per 496 il trasferimento in luoghi sicuri è già stato ultimato, mentre per 204 è in corso.