La «S», che nel sistema francese significa a rischio radicalizzazione. L’urlo, quell’ormai noto «Allah Akbar» gridato prima di compiere il gesto. I primi elementi emersi, che sembrano andare tutti nella medesima direzione. L’ombra del terrorismo torna ad avvolgere l’Europa. Ieri in Francia, precisamente ad Arras, un uomo armato di coltello ha ucciso un insegnante e ha ferito diverse persone, di cui due in maniera grave. Ha fatto irruzione nel plesso scolastico e senza pietà ha pugnalato a morte il professore Dominique Bernard. È seguita tempestivamente un’operazione di polizia al Gambetta-Carnot che ha portato all’arresto dell’autore dei fatti, un giovane di circa 20 anni di origine cecena che in passato avrebbe studiato proprio nel liceo teatro della tragedia.

Tra le altre cose è emerso un dettaglio che, in attesa dei doverosi riscontri, non può affatto passare in secondo piano: davvero il giorno prima era stato fermato dalla polizia, che gli aveva controllato i documenti e lo aveva lasciato andare liberamente? Inoltre il fratello è stato fermato davanti a un altro istituto e, stando alle prime indiscrezioni, non era in possesso di armi; negli anni scorsi sarebbe stato accusato di aver progettato un attentato e di apologia di terrorismo. Gli alunni sono stati confinati nelle loro rispettive classi. Sono stati momenti di grande confusione e paura. I ragazzi stavano uscendo per recarsi in mensa e la scena a cui hanno assistito è stata tremenda: un uomo con un coltello che attaccava il docente con del sangue addosso. Il prof ha provato in tutti i modi a calmare l’aggressore, si è speso per proteggere gli studenti come una sorta di scudo. L’ordine arrivato era chiaro: andate via, scappate. Poi la fuga degli alunni che, spaventati dall’epilogo dell’episodio, hanno iniziato a correre in maniera sparsa per risalire ai piani alti dell’edificio. Le autorità francesi hanno provveduto ad aprire una cellula di sostegno medico-psicologica per ricevere i ragazzi testimoni dell’assalto.

A stretto giro la Procura nazionale antiterrorismo francese ha aperto un’inchiesta: i reati contestati sono assassinio in relazione a un’associazione terroristica, tentato assassinio e associazione terroristica. L’attacco è arrivato proprio nel giorno in cui in Francia era alta l’allerta nelle scuole, anche se le autorità avevano messo in guardia in particolare quelle ebraiche su possibili rischi di attentati. Non a caso i servizi di sicurezza francese da settimane avevano espresso più di qualche preoccupazione per i possibili fenomeni di radicalizzazione dei giovani nord-caucasici. E i dettagli non sfuggono: le forze di sicurezza avevano schedato l’uomo che ha accoltellato l’insegnante con la «S», una sorta di «etichetta» attribuita a coloro che devono essere monitorati per presunti legami con l’estremismo islamico. Gabriel Attal, ministro dell’Istruzione francese, ha chiesto ai presidi di rafforzare la sicurezza nelle scuole mettendo in atto tutte le misure necessarie e segnalando all’unità di crisi ministeriale qualsiasi situazione sospetta o anomala. All’Assemblea nazionale di Parigi i lavori sono stati sospesi per solidarietà alla vittima dell’attacco e alla comunità educativa. Alla scelta si è arrivati grazie al coordinamento con i gruppi politici e il governo.

I drammatici sviluppi in Medio Oriente e i potenziali riverberi in Europa hanno fatto scattare l’allerta anche in Italia. A preoccupare è soprattutto Roma. Il prefetto Lamberto Giannini ha fatto sapere che allo stato attuale il rischio sicurezza «chiaramente è aumentato in tutta la città e c’è particolare attenzione». Occhi puntati non solo sulle zone riferibili alla comunità ebraica, ma anche sui luoghi turistici assai frequentati come ad esempio il Vaticano e il Colosseo. Il che si traduce in maggiori controlli e pattugliamenti pure in aeroporti e stazioni. Per Matteo Piantedosi ciò che è avvenuto ieri mattina in Francia «è il primo episodio riconducibile a quanto sta avvenendo». Il ministro dell’Interno ha aggiunto che l’accoltellamento al grido Allah Akbar «rievoca fantasmi non molto antichi» oltre che molte fibrillazioni «che si possano verificare ma non sempre possono essere intercettati». La riattivazione di cellule terroristiche dormienti è lo scenario che si vuole scongiurare: evitare una nuova ondata di terrorismo in Europa è l’imperativo principale.