"Non esiste una famiglia tipo, sia da contesti di periferia che al centro"
Terzo caso di bambino in overdose, in casa c’era una pistola ma non la droga: “Non so com’è successo”

Domenica mattina un bambino di un anno e mezzo è arrivato in overdose al pronto soccorso dell’ospedale Di Cristina di Palermo. Il piccolo si trovava in condizioni di salute critiche, tanto che è stato disposto immediatamente il ricovero nel reparto di rianimazione. Dopo la grande paura, ora il pericolo sembra scampato: il bambino non rischia più la vita, anche se è comunque ricoverato sotto stretta osservazione.
Un vero e proprio allarme a Palermo, è il terzo bambino finito in overdose nel giro di cinque giorni. Anche questa volta, la procura per i minorenni diretta da Claudia Caramanna ha disposto una perquisizione a casa. Droga non ne è stata trovata, è saltata fuori invece una pistola con matricola abrasa: il padre del minore è stato denunciato per porto abusivo di arma.
Mercoledì 10 novembre la stessa vicenda ha interessato due bambini di 11 mesi giunti al Di Cristina a poche ore di distanza l’uno dall’altro e sono stati ricoverati in rianimazione ma le loro condizioni sono in seguito migliorate. I piccoli avevano assunto hashish e cocaina. La Procura per i minorenni ha dunque proceduto alla perquisizione delle case delle due famiglie, ma pare che non sia stata trovata alcuna sostanza stupefacente. I neonati intanto sono stati affidati al direttore sanitario dell’ospedale.
Nei giorni scorsi, solo un papà ha ammesso di essere tossicodipendente, ma ha giurato di non avere lasciato alcuna dose in giro per casa. Tutti gli altri genitori continuano a negare ripetendo risposte tipo: “Il bambino avrà trovato la droga mentre giocava al parco”, oppure: “Gli sarà rimasta attaccata alla scarpetta mentre camminava in strada”. Per gli episodi della settimana scorsa, la procura per i minorenni ha già attivato i Sert e i servizi sociali del Comune attraverso il tribunale: le coppie dovranno attenersi ad alcune prescrizioni, altrimenti rischiano di perdere la responsabilità genitoriale.
La droga è in casa. Come gli oggetti della vita di tutti i giorni. “Non so davvero come sia potuto accadere”, ha ripetuto il padre a cui stata trovata la pistola in un cassetto. Nei giorni scorsi, Repubblica aveva raccolto le parole della procuratrice Caramanna: “Siamo preoccupati per questi episodi che riscontriamo sempre più spesso. Si tratta di episodi gravissimi perché atteggiamenti superficiali possono mettere a repentaglio la vita dei bambini”.
La responsabile della direzione medica del Di Cristina, Marilù Furnari, aveva aggiunto: “Non esiste una famiglia tipo per queste situazioni, nel tempo ci siamo trovati di fronte a genitori provenienti da contesti di periferia, ma anche del centro città. E in tutti i casi abbiamo attivato una rete ormai consolidata, che vede operare insieme assistenti sociali, psicologi, magistratura e forze dell’ordine”.
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