Il governo sfida Vincenzo De Luca sul terzo mandato e, dopo le dimissioni di Elisabetta Belloni, affida a Vittorio Rizzi la guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Sono queste le principali decisioni prese ieri sera dal Consiglio dei ministri, mettendo nero su bianco le novità anticipate in mattinata da Giorgia Meloni. Che per alcuni minuti si è allontanata dal Cdm per ricevere a Palazzo Chigi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, lasciando al ministro Elisabetta Casellati le redini della riunione.

Terzo mandato

Dopo un confronto all’interno dell’esecutivo, è stata deliberata l’impugnazione della legge regionale della Campania sul terzo mandato. Fonti della Lega hanno fatto sapere che Roberto Calderoli – ministro per gli Affari regionali – seppur favorevole a una modifica della legge nazionale, si è rimesso alla decisione del Cdm. Mentre Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, ha attaccato il governatore della Regione: «Se De Luca crede davvero che siano i campani a dover giudicare il suo operato, dimostri coerenza e si dimetta domani stesso. Non ci sono più alibi: restituiamo ai cittadini la possibilità di scegliere. Sarà ancora candidabile e avrà modo di confrontarsi direttamente con gli elettori. Andiamo subito a votare».

Una questione di metodo

Meloni ne fa una questione di metodo prima ancora che di merito. Gli approfondimenti degli uffici di Palazzo Chigi si sono focalizzati sull’articolo 122 della Costituzione, che rappresenta un punto dirimente: è una questione che compete allo Stato nazionale o è nella facoltà delle Regioni di autodeterminarsi? L’esecutivo ritiene che si tratti di un principio fondamentale e che dunque la materia sia di competenza dello Stato nazionale. Da qui la scelta di impugnare la legge regionale della Campania. Al di là dei tecnicismi, c’è anche il piano politico. Ed è quello su cui vengono a galla le divisioni all’interno del centrodestra, visto che la maggioranza non può vantare unità di intenti. «Sarebbe incoerente per quello che riguarda i presidenti di Regione rispetto a quello che riguarda i sindaci delle grandi città, ma anche perché noi nella proposta sul premierato abbiamo messo il limite dei due mandati», ha sostenuto Meloni. Che si è detta disponibile al confronto su una possibile iniziativa legislativa per armonizzare tutti gli ambiti, ma ha precisato: «Ad oggi obiettivamente non mi pare che si possa intervenire uno sì e uno no, perché questo non sarebbe coerente per le istituzioni e il loro complesso».

Chi è Vittorio Rizzi, guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza

Al capo del Dis arriva il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi). È stato vicedirettore generale del Dipartimento di pubblica sicurezza; co-presidente del gruppo di lavoro dei 27 paesi dell’Unione europea contro il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nel piano di attuazione del Next EU Generation; membro titolare per l’Italia del Management Board di Europol; per ben due volte alla guida della delegazione italiana al G7 dei ministri degli Interni. «Insomma, un funzionario dello Stato di primo ordine. È una persona che ha alle sue spalle una carriera estremamente prestigiosa nella Polizia di Stato, all’interno della quale ha raggiunto straordinari risultati operativi che sono apprezzati sia all’interno sia al di fuori dei confini nazionali», è l’elogio che gli ha riservato Meloni.