Prosegue il percorso per conoscere realtà, persone, iniziative, che quotidianamente aiutano i più giovani in quel percorso educativo di cui sentiamo bisogno ma che spesso non riusciamo a definire. Oggi incontriamo “Piazza dei Mestieri” tra Torino, Milano e Catania. Piazza dei Mestieri non è solamente o semplicemente un luogo di aiuto ai ragazzi ma è un’esperienza. Aiuta ed ha aiutato tanti ragazzi, spesso sono giovani che escono dal mondo della scuola, quelli che la statistica chiama “abbandoni scolastici”.

Qua non si trova soltanto un fondamentale percorso formativo che a guardare i numeri degli inserimenti lavorativi è un successo, ma un’esperienza di crescita che va ben oltre il “saper fare”. È quello che possiamo riassumere in “percorso educativo” che poi a ben vedere rappresenta proprio quel percorso di crescita che, per essere tale, deve tenere insieme il “saper fare” e il “sapere”, le relazioni e le competenze, perché la persona è una sola.

Tutte le attività sono sempre indirizzate al raggiungimento di un obiettivo finale: che ogni ragazzo possa trovare la sua strada e che trovi occupazione. Un aspetto innovativo dell’esperienza della Piazza è proprio questo: oltre a studiare si lavora veramente e per questo sono state create delle vere e proprie “business unit” che fanno capo ad una cooperativa di produzione che commercializza i prodotti ed i servizi, dalle produzioni della Piazza che vanno dal cioccolato al pane fino alla birra (che ha ottenuto grandi riconoscimenti e premi), dal ristornate al pub aperti al pubblico, dall’agenzia di comunicazione al salone di acconciatura. I giovani della Piazza guidati dalla passione e dalla competenza di veri maestri imparano così il “gusto di lavorare” e la soddisfazione di vedere emergere i propri talenti.
La storia della Piazza dei Mestieri è iniziata ben prima del 2004 quando è stata inaugurata. Come ricorda Dario Odifreddi, Presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri, è tutto iniziato con una promessa che un gruppo di giovani amici universitari, aveva fatto. Un amico, Marco Andreoni, se ne va prematuramente durante una gita in montagna. Questo evento drammatico invece di frantumare un’idea, lo ha trasformato in promessa, in impegno a riuscire a creare insieme qualcosa di bello e di buono con il proprio lavoro. A Marco oggi è dedicata la Piazza dei Mestieri di Torino, nella coscienza che si tratti di un’opera più grande della somma dei singoli apporti degli amici di allora e dei nuovi che si sono aggiunti negli anni.

Sono decine e decine di migliaia i ragazzi che sono stati accolti e che hanno scoperto la loro strada, la loro “vocazione” in questi anni. Ragazzi diventati adulti, che hanno fatto famiglia, giovani che lavorano e alcuni che diventano imprenditori. La “Piazza” negli anni cresce, da Torino arriva anche a Milano e poi a Catania con la stessa funzione e la stessa energia. Si impara un mestiere, si fa un percorso di competenze, si lavora ma sempre con adulti che accompagnano questo percorso e il tutto all’insegna del bello. Chi entra nelle sedi non può che notare subito la cura, anche per i particolari, la bellezza dei luoghi e l’attenzione verso i ragazzi. Si vorrebbe che tutti i luoghi frequentati da giovani fossero così. Tanti sono i corsi professionali, i percorsi con le scuole secondarie per l’alternanza vera, percorsi di apprendistato, fino agli ITS i corsi post diploma, ma anche le collaborazioni con Università e centri di formazione professionale. Poi ci sono le attività culturali, dalla musica al teatro, dalle mostre ai concorsi.

Solo a guardare i numeri del 2022 si capisce la “quantità” del lavoro: 7849 persone che sono passate dalle sedi, che hanno frequentato un percorso. Giovani, in alcuni casi molto giovani, ma anche adulti, molti stranieri ma anche tantissimi italiani, ragazzi e ragazze. Ma è ascoltando loro che si comprende meglio la “qualità”. Pur usando nomi di fantasia, ci piace raccontare di Giorgia che frequenta il corso per parrucchiera: “Quando dai l’ultimo ritocco alla pettinatura ti accorgi che anche con la vita è così, un gesto cambia tutto”. O Alex: “Entravo a scuola e poi uscivo quando ne avevo voglia. Avevo tantissima libertà, ma non imparavo niente, né a stare al mondo, né a studiare. Ho trovato un posto come panificatore e l’ho fatto. Questa scuola ti insegna a vivere e anche a lavorare”. Ed infine Martina che sembra riassumere quello che gli occhi e il volto di questi ragazzi ti raccontano: “Un sorriso ed incredibilmente, io inizio a capire”.

Una creazione di idee continua che ha sempre al centro il singolo ragazzo e sempre accompagnato dagli adulti. Il segno distintivo è proprio questo: accompagnare il singolo ragazzo alla scoperta di sé, partendo dalla sua passione dentro un percorso reale ed insieme ad adulti. Con le debite proporzioni – anche storiche – sembra la dinamica dell’Italia rinascimentale delle botteghe in cui allievi imparavano un mestiere insieme ai maestri, all’insegna del bello. Non a caso il nome “piazza dei Mestieri”. Come le piazze di una volta, dove persone e mestieri si incontrano, ci si conosce, si diventa parte di una comunità, e ci si scambia idee in un confronto continuo.

Gabriele Toccafondi

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