Nel Sì & No del giorno del Riformista spazio al dibattito sui test psicoattitudinali per i magistrati. Giusto introdurli? A sostenere la tesi del Sì, il direttore Andrea Ruggieri, che li qualifica come “una garanzia di rispettabilità della decisione presa”.  Di vedute opposte Alessia Morani (Pd): “Servono per screditare la Magistratura”.

Di seguito il commento di Alessia Morani

Quando si parla di test psicoattitudinali per i magistrati l’Italia sembra entrare nel loop del film “Il giorno della marmotta” perché succede ciclicamente ormai da più di venti anni.
Ogni volta che la destra si trova ad affrontare alcuni guai giudiziari che mettono in imbarazzo il governo di turno, inizia ad evocare la necessità di misurare le “facoltà mentali” di chi esercita la giurisdizione.

Ovviamente il lancio dei test psicoattitudinali serve per screditare la Magistratura, un po’ come quelli antidroga per i parlamentari che anch’essi sono un evergreen, e per alimentare la narrazione vittimistica del “potente” oggetto delle attenzioni di qualche procura brutta e cattiva. La logica è un po’ questa: siccome la maggioranza di governo si sente “sotto i riflettori” della Magistratura, allora si butta sul tavolo del preconsiglio dei ministri la proposta dei test. Insomma, ad occhio e croce si tratta di una sorta di rappresaglia.

La discussione sui test psicoattitudinali è, come dicevo, ormai datata. Non voglio evocare Licio Gelli e la P2, nel cui programma erano contenuti proprio i test psicoattitudinali per i magistrati, ma se guardiamo un po’ indietro nel tempo tra i più accaniti sostenitori dei test troviamo certamente Silvio Berlusconi, fondatore del centro destra italiano, che nel 2003 arrivò persino ad affermare, riferendosi ai magistrati, che “per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”.

Oggi ci risiamo: il Ministro della Giustizia Nordio parla addirittura di esami psichiatrici ed in una riunione preparatoria del Consiglio dei Ministri i membri del governo hanno discusso stranamente della questione. La norma, infatti, non è mai comparsa in nessuna bozza, perlomeno tra quelle che sono circolate, e questo ha un po’ di quel sentore di rappresaglia evocato poc’anzi.
Qualcuno sostiene, tra questi c’è Nordio, che la Magistratura debba fare test psicoattitudinali perché lo fanno anche le forze di polizia e l’esercito. Io penso sia profondamente sbagliato perché si mettono sullo stesso piano funzioni molto diverse. Carabinieri e poliziotti, come anche i militari, si trovano a dovere affrontare situazioni di pericolo estremo in cui sono chiamati, per difendere la propria o l’altrui incolumità, ad esercitare la forza e ad usare le armi. Perciò è utile e necessario effettuare quei test.

Per i magistrati, invece, servono altri tipi di valutazioni poiché se si va a verificare i motivi per cui sono stati destituiti dal CSM alcuni togati si scopre che non c’entrano nulla le facoltà mentali, ma c’entrano molto le incapacità di gestione del ruolo. L’ equilibrio di un magistrato, se così si può definire, si riconosce dalla sua capacità di confrontarsi con i colleghi, con la polizia giudiziaria, con il personale amministrativo, con gli avvocati, dalla conduzione del contraddittorio in aula e dalla capacità di dialogo fuori dall’aula.
Ora è più urgente, secondo me, verificare come il governo abbia dato attuazione alle deleghe contenute nella riforma Cartabia sull’ordinamento giudiziario e sul collocamento fuori ruolo. Sarà particolarmente interessante lo sviluppo del fascicolo del magistrato, che già ha fatto discutere per la quantità e la qualità delle informazioni che vi confluiranno, e che diventerà elemento chiave delle valutazioni periodiche sulla professionalità dei magistrati.
Vedremo, infine, se questa volta avremo messo un punto alla querelle sui test psicoattitudinali o se ricominceremo alla prossima nuova indagine. Non resta che aspettare.

Alessia Morani

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