Qualcuno ci pensa mai davvero, a cosa significa oggi soffrire in un carcere? Alle celle anguste e luride, ai trattamenti spesso inumani e alla costante perdita di dignità? A un sovraffollamento che umilia tutti, detenuti e agenti penitenziari, e che solo quest’anno ha causato 60 suicidi dei primi e 6 dei secondi? Rendere decenti le condizioni dei reclusi è un traguardo di civiltà, molto distante da certe declamazioni di un riformismo retorico e salottiero. E nella politica italiana, spesso odorosa di muffa ideologica, non è un caso se su questo concretissimo tema sono in prima linea, insieme, Forza Italia e i radicali.

Il partito di Tajani parla di “comune sentire operativo” e lancia l’iniziativa Estate in carcere. Un titolo forte, che sembra intrecciare il privilegio all’impegno sociale. Sopralluoghi di parlamentari e amministratori locali per uscire dal convegnismo e toccare con mano i problemi e il dolore. Non è il solo segno di svolta. L’indirizzo politico di FI dopo le europee è nettamente cambiato, e vira verso un’area liberal-riformista tutta da costruire. Non passa giorno senza che i figli di Silvio Berlusconi – azionisti di larga maggioranza del partito – non si facciano sentire. Da Marina, vicina alla “sinistra di buon senso” per quanto riguarda i diritti civili, alle perentorie spinte di Piersilvio per rinnovare il personale politico.

Sul caldissimo tema dell’autonomia differenziata, Antonio Tajani sa che i suoi governatori, su tutti il calabrese Occhiuto e il siciliano Schifani, non sono allineati con il ddl Calderoli. Anche per questo, ha già chiarito che l’autonomia non va considerata un feticcio intoccabile: dipende tutto dai Livelli Essenziali delle Prestazioni. Che è poi la posizione, autorevolissima, del presidente della commissione Lep Sabino Cassese. Se a questi punti aggiungiamo il decisivo impulso di Forza Italia alla riforma Nordio e la collocazione europea nei popolari, alleati di liberali e socialisti, comprendiamo che nella linea di Tajani ormai c’è poco di tattico – equilibrare a sinistra la Lega – e molto di strategico. L’annunciato trasloco in FI di esponenti di Azione o Italia Viva è solo una conseguenza logica. I galli del pollaio riformista hanno preferito specchiarsi nel lago di Narciso? E i vertici dei loro partiti si ricollocano, in attesa di capire se la scommessa politica di Tajani interesserà gli almeno due milioni di voti potenziali fra l’attuale maggioranza e lo schieramento a guida Schlein.

Insomma, lo sbiadito e statico partito conservatore che Forza Italia rischiava di diventare dopo la scomparsa di Berlusconi, è oggi il primo dei soggetti in movimento verso un nuovo quadro politico. Del resto, il testamento del suo fondatore – le famose quattro pagine vergate in punto di morte da Silvio davanti a Marina – parlavano di una politica che aiuta chi ha bisogno, pensa ad una casa per tutti, guarda a un mondo senza frontiere. Un messaggio che torna alle origini, ad una vocazione in gran parte laica e craxiana, che non è mai stata rinchiusa a destra.