Negli ultimi anni, complice la pandemia, sempre più grandi registi hanno deciso di abbandonare storie fuori da sé, avventurose, fantastiche per guardarsi dentro con e attraverso il cinema. Nel girare il proprio 8½ ( per citare Fellini), cioè un film profondamente autobiografico, si sono cimentati, nell’ordine, Kenneth Branagh con Belfast, il nostro Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, Iñárritu con Bardo ed alla Festa del Cinema di Roma, 17esima edizione, il maestro Steven Spielberg con The Fabelmans.

Sin dalla sua anteprima mondiale allo scorso Toronto international Film Festival, il 34esimo film del regista era entrato nei desiderata di tutti i frequentatori di film festival e dei fan che non ci stavano ad aspettare l’uscita sala, a Natale, per vederlo. La Festa di Roma, con un annuncio tardivo ed esplosivo, quasi a manifestazione iniziata, ha sparato la sua bomba, il suo asso nella manica. Avremo potuto vedere finalmente The Fabelmans ma ad una condizione, pubblico e stampa avrebbero condiviso una proiezione serale, tutti insieme appassionatamente per dei coinvolgenti 151 minuti. È valsa la pena attendere e condividere questo evento? Il giorno dopo la magnifica serata in compagnia di personaggi così lontani per tempo e spazio ma così familiari, la risposta è sì.

È il 1952 e The Fabelmans si apre con la prima volta in una sala cinematografica del piccolo Sammy, alter ego di Steven Spielberg, che viene portato dai genitori Mitzi (Michelle Williams) e Burt (Paul Dano) a vedere Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille. Il ragazzino rimane così colpito da ciò che ha visto, da quell’auto bianca che si scontra con un treno e lo fa deragliare che da quel momento in poi, il suo modo di percepire la realtà verrà sempre di più filtrata dalla grandezza delle “motion pictures”. Travolto da incubi su treni, scontri, magnificenza, grazie a un guizzo di empatia della madre Mitzi, talentuosa pianista e diva mancata, Sam entra in possesso della telecamera del padre e la usa come mezzo per interfacciarsi con il mondo.

Lungo l’adolescenza, gli spostamenti con la famiglia dal New Jersey all’Arizona fino alla inizialmente odiata California, Sammy diventa adulto e con il cinema esorcizza la paura, comunica il proprio dolore, scopre la verità su sua madre, i suoi genitori e li vede umani, fallibili e infine punisce, celebra, premia, vive. Cresciuto in una famiglia che considera la sua arte come un hobby, combatte per dimostrare che è, al contrario, vita. “Famiglia, arte ti spezzeranno in due” gli dice lo zio Boris quando intravede in lui quell’inquietudine creativa, la smania di un costante storytelling, del guardare oltre a mondi possibili e avventure.

Non racconta tutto della sua vita Steven Spielberg ma solo gli anni formativi, quelli della comprensione, della vocazione, quando tutto intorno a lui è cambiato, sgretolato delle certezze familiari. Per il suo cinema fantastico, avventuroso, immaginativo, popolare, vedi opere come Lo Squalo, Jurassic Park, E.T o Indiana Jones, Spielberg è stato sempre considerato più accessibile, un grande del cinema di intrattenimento. Con The Fabelmans dimostra di possedere definitivamente anche le qualità di Maestro e di essere tra i più grandi registi mai esistiti, poiché questa sua autobiografia è al tempo stesso inno al cinema e lezione di cinema. Dal 22 dicembre The Fabelmans sarà in sala con 01 Distribution e l’Italia sarà il primo paese in Europa a distribuirlo.

Da un maestro di cinema come Spielberg, alla Festa del Cinema di Roma, si passa ad un’istituzione per la letteratura e il teatro, Luigi Pirandello, dal volto e le sembianze di Toni Servillo nel nuovo film di Roberto Andò, La stranezza. Tratto dalla biografia dell’autore di Sei personaggi in cerca d’autore, curata da Gaspare Giudice e regalata al regista da Leonardo Sciascia, il film narra l’incontro tra Pirandello e due giovani becchini aspiranti drammaturghi, Nofrio ( Valentino Picone) e Bastiano (Salvo Ficarra). “Il film è stato occasione per immergersi in quel meccanismo magico che è l’ispirazione, un artista a lavoro. Per metterlo a fuoco, fuori dalla monumentalità e renderlo umano, capace di dialogare con il pubblico, ci volevano due personaggi umani che ti fanno simpatia, tenerezza, che amano il teatro, che si arrabattano dentro la loro comunità, hanno i loro segreti e che officiano il rapporto speciale tra la vita e il teatro” rivela Andò.

La Stranezza è anche riflessione sul rapporto tra finzione e realtà, nella vita come nello spettacolo e ricorda come Pirandello, nonostante l’accoglienza gelida a Sei Personaggi in cerca d’autore, perseverò con lo spettacolo e la sua rivoluzione incontrando poi il consenso degli spettatori. All’indomani dell’emozione con Spielberg, con in mente l’opera straordinaria di Pirandello, ci si rivolge al cinema per capire che significato abbia oggi. “A Napoli il cinema lo chiamano L’imbroglio nel lenzuolo per via del telo bianco” risponde Servillo.Può essere tante cose, qualcosa che si declina al passato con l’ho visto mentre il teatro lo fai. L’importante è farlo con la stessa passione. In Italia, i più grandi attori di cinema sono anche grandi attori di teatro e io, Valentino e Salvo cerchiamo di mantenere questa tradizione viva”.

Mancano meno di tre giorni alla fine di questa Festa del Cinema 2022, un’edizione che si è rinnovata totalmente, a partire dal suo Presidente, Gianluca Farinelli e la sua direttrice artistica, Paola Malanga, succeduta ad Antonio Monda. La Festa è tornata ad essere anche molto Festival, introducendo un concorso ed una giuria, ed ha abbandonato la smania da red carpet e le grandi star per dedicarsi ai film amati in giro per il mondo e quelli tutti da scoprire. Fatta eccezione per le grandi gesta di Russell Crowe, ospite osannato e condiviso con Alice nella Città, non si può che constatare che questa nuova Festa ha fatto finora più felici i cinefili che il grande pubblico in cerca di forti emozioni e di divi. Promosso il contenuto alto della manifestazione ma forse meno adatto alla capitale che cerca e brama la febbre del tappeto rosso e di un mondo alternativo da sognare, per sfuggire alla realtà.