Da oggi in sala
“The King’s man – le origini”, arriva il terzo capitolo della saga della Disney

Punta dritto a una saga fortunata The Walt Disney Company Italia per inaugurare il nuovo anno cinematografico, sfoderando il terzo capitolo della serie Kingsman: The King’s man – Le origini. Come il sottotitolo suggerisce, da oggi, rigorosamente in sala, si torna indietro nel tempo per scoprire la genesi dell’agenzia investigativa indipendente nata dalla penna di Mark Millar e Dave Gibbons, autori della graphic novel The Secret Service. Dopo Kingsman – Secret Service e Kingsman – Il cerchio d’Oro, a dirigere il terzo capitolo del franchise è nuovamente Matthew Vaughn alla direzione di una pellicola che racconta la fondazione dell’agenzia per mano del duca di Oxford (Ralph Fiennes), pacifista incallito che agli inizi del XX secolo, si trova costretto a rivedere le sue posizioni sulla non violenza. Siamo agli inizi del 1900, la Prima Guerra Mondiale sta per scoppiare e dietro di essa ci sono figure potenti, criminali e tiranne a cercare di guadagnarsi il potere.
A parlarci di questo terzo capitolo, Ralph Fiennes e il resto del cast in collegamento su Zoom in quella che è ormai la nuova normalità anche se qui da noi consola che la destinazione finale del film sia la sala. «È stata una grande possibilità per me interpretare quest’uomo che definirei un feroce pacifista – esordisce Fiennes – Ha perso sua moglie e dicendolo non faccio spoiler perché si vede all’inizio del film che ha cresciuto suo figlio con l’aiuto della tata Polly (Gemma Artenton). Man mano che si dispiegano gli eventi, si renderà conto che è arrivato il momento in cui deve impugnare un’arma». L’attore che stiamo rivedendo su Sky e Now nella sua magnifica e perfidissima interpretazione del nemico giurato di Harry Potter, Voldemort, prosegue: «Ciò che rende bello un ruolo è quando un personaggio ha un grande cambio di marcia. Oxford si presenta al pubblico come una persona che dice di non voler cambiare mai, e invece poi drammaticamente deve cambiare e mostrare come si sente. È stato quello ad attrarmi della sceneggiatura e Matthew Vaughn lo ha reso in maniera allettante». Questo terzo appuntamento con l’agenzia servirà sia per affrontare tematiche già trattate, come i rapporti tra generazioni rappresentati qui dalla relazione conflittuale tra il Duca e suo figlio, sia per mostrare amaramente come a volte ricorrere alla violenza sia inevitabile.
Sul suo rapporto sullo schermo con l’attore che interpreta il figlio Conrad, Harris Dickinson, Ralph Fiennes dice: «Harris è un attore intuitivamente sincero, è stato piacevole lavorare a contatto con qualcuno di tale energia e sensibilità. Matthew Vaughn poi ci ha guidati in questo viaggio per creare il rapporto tra padre e figlio». The King’s man gioca con la storia e mescola, con quel suo prendersi sul serio ma non troppo, personaggi inventati come l’élite di cui si comporrà l’agenzia con persone realmente esistite ma che già al tempo erano fuori dagli schemi. Un esempio su tutti, il monaco Rasputin interpretato da un beffardo e pungente Rhys Ifans: «Beh, ovviamente ero a conoscenza della figura di Rasputin. È un personaggio a cui mi ero interessato sin dai tempi della scuola quando studiammo la Prima Guerra Mondiale», confessa Ifans, conosciuto al grande pubblico per i suoi ruoli in Notting Hill e I love Radio Rock.
«C’è sempre stata questa figura di Rasputin che sembrava più mitica che reale anche in una lezione di storia – aggiunge – per questo mi ha sempre intrigato, in più aveva lo sguardo di chi è assolutamente a conoscenza dell’impatto che ha la sua immagine. Era un mistico e un guaritore e dalla povertà si è fatto strada nell’alta società russa arrivando a una posizione di grande potere». Tanta azione in The King’s Man da non far rimpiangere, per i suoi combattimenti virtuosi, i precedenti capitoli, a partire da uno scontro a colpi di spada: «Ho sempre amato i duelli con le spade a teatro e al cinema. Di solito si riesce a farne nelle opere di Shakespeare. Era un po’ che non me ne capitavano e in questo film invece, verso la fine, al Duca di Oxford viene richiesto di difendersi con una spada – racconta Fiennes felice. Che svela come «il bambino che c’è in me ama i duelli alla Errol Flynn oppure come quello storico, che ancora ricordo, tra Tyrone Power and Basil Rathbone».
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