Il Sì&No del giorno
Ticket d’ingresso a Venezia, giusta la nuova tassa? “No, è una misura in contrasto con il libero mercato e contro i turisti giornalieri”
Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sull’introduzione, a Venezia, di un ticket d’ingresso per i turisti. Abbiamo chiesto un parere a due degli studenti di Meritare l’Europa, la Scuola di Formazione politica promossa da Italia Viva e Renew Europe: Leonardo Lucchesi è contrario al provvedimento, mentre Massimiliano Marino è favorevole.
Qui di seguito l’opinione di Leonardo Lucchesi.
La proposta di creare un ticket di ingresso per Venezia è una scelta da contrastare in base a diverse prospettive analitiche. In primo luogo bisogna affermare che tale misura risulterebbe alquanto in contrasto col libero mercato e, più in generale, con le aspettative di crescita economica alle quali le città turistiche italiane dovrebbero guardare con favore. Se infatti vogliamo rendere il turismo un elemento valorizzante per la nostra crescita non possiamo introdurre provvedimenti che, in un modo o nell’altro, intervengono nel mercato col rischio di causare distorsioni.
La misura di cui parliamo è pensata per colpire soprattutto i cosiddetti visitatori giornalieri, senza penalizzare i turisti che risiedono in strutture situate nel territorio del comune, i residenti, i lavoratori ed altre categorie particolari. Il problema che sorge, in conseguenza di questa impostazione, si caratterizza sia in maniera quantitativa che qualitativa. Partendo da quest’ultima, occorre domandarsi perché la categoria dei visitatori giornalieri deve essere dipinta come incisiva sul numero totale di turisti e di persone che arrivano in città.
Insomma; siamo davvero sicuri che ostacolando le visite giornaliere si ridurrebbe la massa di persone presenti? Passando ad un’ottica squisitamente quantitativa, aiutandoci coi dati dell’Annuario del Turismo pubblicato dal Comune di Venezia nel 2021, siamo in grado di formulare una serie di risposte empiriche e ragionate su quanto ci siamo sinora domandati. Notiamo che, sul totale degli arrivi nell’anno in analisi, poco più del 34% dei visitatori erano italiani.
È lecito presumere che sia più probabile per un italiano effettuare una visita di un giorno in luogo di uno straniero potenzialmente interessato ad un’esperienza più completa. E se anche volessimo considerare plausibile che una parte dei visitatori stranieri tenda a preferire una visita rapida senza soggiornare sul posto, apparirebbe piuttosto complicato asserire come, su un campionamento pari a poco più del 65% di stranieri giunti a Venezia nel 2021, gran parte di essi abbia visitato la città in un solo giorno.
Continuando a ragionare di cifre viene da chiedersi se, nel medio e lungo periodo, i circa millecinquecento ristoranti e le migliaia di attività commerciali presenti in città saranno sempre soddisfatte dei risultati raggiunti; visto che questa misura è, di fatto, una limitazione della portata del bacino di potenziali clienti e, dunque, una limitazione di quantità. Talvolta definita anche “controllo della quantità”, una misura che implica un numero massimo di ticket vendibili può avere delle influenze negative sull’economia cittadina. A questo punto ci si potrebbe interrogare sull’esistenza di soluzioni alternative.
Quello che ragionevolmente si può ipotizzare è la generazione di un sistema di flussi indirettamente regolati da orari di accesso armonizzati sia per i musei sia per le altre principali attrazioni della città. Una simile opzione richiederebbe una gestione coordinata dei luoghi di interesse e l’elaborazione di strategie basate sulle previsioni di capienza e di arrivo, facilmente ricavabili mediante una razionalizzazione dei dati provenienti dalle prenotazioni nelle strutture ricettive o di differenti attività. Giungendo ad una spiegazione complessiva, bisogna segnalare che tutto ciò che abbiamo detto risponde ad un fattore culturale largamente dominante nel nostro paese; poiché si viene sempre tentati di correggere eventuali anomalie di mercato senza pensare al rischio di sconvolgere il quadro economico di riferimento, trasformando quindi il correttivo in esternalità negativa che va a detrimento dei benefici ricavabili dall’economia.
Questo è vero soprattutto per le città turistiche italiane, che stanno cambiando in virtù di processi globali che di certo non possono essere mitigati o contenuti tramite limitazioni dannose per la prosperità della città galleggiante.
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