Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sull’introduzione, a Venezia, di un ticket d’ingresso per i turisti. Abbiamo chiesto un parere a due degli studenti di Meritare l’Europa, la Scuola di Formazione politica promossa da Italia Viva e Renew Europe: Leonardo Lucchesi è contrario al provvedimento, mentre Massimiliano Marino è favorevole. 

Qui di seguito l’opinione di Massimiliano Marino.

Venezia sarà la prima città al mondo a sperimentare l’accesso a pagamento rivolto ai turisti che intenderanno visitarla. Nulla ancora di ufficiale ma la strada sembra ormai spianata dopo che la Giunta Comunale ha espresso il via libera all’emendamento che consentirà l’ingresso regolamentato dalla nuova normativa che prevede un contributo economico giornaliero pari a 5€ corrisposto da qualsiasi persona superiore a 14 anni intenda accedervi.

Esenti dal pagamento – ma non dalla prenotazione della visita in Laguna, in tempi e modalità che verranno successivamente comunicati – oltre a residenti, lavoratori, studenti e invalidi che hanno sede nel Comune di Venezia, anche coloro che hanno intenzione di soggiornare in qualsiasi struttura ricettiva situata all’interno del territorio comunale, ciascun residente della Regione Veneto, parenti di residenti a Venezia fino al terzo grado e chiunque sia impegnato in partecipazioni a competizioni sportive.

Questo il contenuto della misura che verrà ufficializzata nel Consiglio Comunale del prossimo 12 settembre, prima della sua entrata in vigore non prima della Primavera 2024 e la sua attuazione e validità per soli 30 giorni, circoscritti a ponti e weekend estivi individuabili sulla logica di un potenziale maggiore afflusso di turisti. In parole povere: se io turista lombardo, piemontese o friulano o straniero prevedo di far visita alla Laguna partendo al mattino e tornando la sera stessa devo provvedere, nei trenta giorni in cui la norma è in vigore, al pagamento della tassa ma se prevedo una sosta e prenoto una sistemazione in loco ne divento di fatto esente.

Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia, si è speso molto affinché la sua città fosse pioniera di una normativa di questo tipo, finalizzata a una regolamentazione del flusso turistico tale da garantire un certo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia vive, studia, lavora e i diritti di chi invece intende visitarla. Sono d’accordo con questa misura e questo tipo di logica, se davvero il fine ultimo è di valenza sociale e non economica, deduzione avvalorata dall’esenzione del pagamento della tassa di soggiorno rivolta proprio a questo target.

È innegabile che l’esplosione del Covid prima e l’evoluzione epidemiologica poi abbiano comportato l’attuazione di una serie di normative indigeste agli italiani, sebbene indotte dalle circostanze. Eppure, ora che il peggio è finalmente alle spalle, ritengo sbagliato gettarsi a capofitto sulla nuova (vecchia) realtà senza voler prendere in considerazione l’ipotesi di poter protrarre una serie di comportamenti potenzialmente funzionali al nuovo contesto cui ci stiamo progressivamente immergendo.

Venezia sembra viaggiare proprio in questa direzione. Cerco ora in breve di prevedere e controbattere le possibili controindicazioni di questa normativa. Chiariamo subito che non è previsto nessun tetto massimo di turisti in termini numerici, l’accesso rimane comunque garantito a tutti e per tutti i 365 giorni. Non è dunque una misura discriminatoria ma una sorta di giustificato disincentivo, sulla falsariga dell’entrata in vigore dell’area C a Milano – città dalla quale provengo e che mi permetto di prendere come esempio – che ha trovato non solo un’applicazione vincente ma pure l’approvazione politica dei cittadini testimoniata dalla riconferma di Beppe Sala, seppur dopo un comprensibilissimo scetticismo iniziale.

La misura inoltre non penalizza commercianti, ristoratori, albergatori. Al contrario, introduce un nuovo sistema di regolamentazione che tante altre rinomate località italiane – penso alle Cinque Terre o alla Costiera Amalfitana o qualsiasi altra meta afflitta dal sovraffollamento di visitatori – potrebbero replicare. Questo a beneficio di residenti e turisti stessi. Non dimentichiamo poi che l’UNESCO ha raccomandato di aggiungere Venezia alla lista dei siti culturali in pericolo, uno scrupolo in parte adducibile all’impatto del turismo di massa che necessiterebbe di essere – appunto – regolamentato.

Massimiliano Marino (Studente di Meritare l’Europa)

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