La piattaforma preferita dai ragazzini
TikTok, allarme del Garante: “Serve task force europea contro rischi privacy”

Sui rischi per la privacy che pone TikTok, il social network che consente di creare e condividere audio, video e immagini, usato da milioni di utenti, in gran parte giovanissimi, il Garante per la privacy italiano ha chiesto al Comitato europeo per la protezione dei dati personali (Edpb) che riunisce tutte le Autorità privacy dell’Unione di attivare una specifica task force.
Nella lettera inviata al Comitato, il presidente dell’Autorità garante, Antonello Soro, sottolinea come siano già pervenute all’Autorità italiana alcune segnalazioni in merito alle possibili vulnerabilità che presenta questa app per smartphone e come anche altre Autorità, come l’Ico inglese e l’Ftc americana, abbiano già proceduto ad avviare indagini autonome.
Il Garante italiano segnala, dunque, agli altri partner europei la necessità di procedere in maniera forte e coordinata, anche in considerazione della delicatezza e della rilevanza di questo tipo di piattaforme, rivolte soprattutto alle fasce di utenti più giovani. Il presidente Soro ha chiesto che la questione venga posta all’attenzione della prossima riunione plenaria del Comitato (Edpb) che riunisce tutti i Garanti della privacy europei, in programma Bruxelles il prossimo 28-29 febbraio.
IL CASO FACEBOOK – Oggi l’Antitrust ha aperto un procedimento di inottemperanza nei confronti del gigante dei social network, Facebook. L’Autorità “aveva accertato la scorrettezza della pratica commerciale di Facebook di omessa adeguata informativa agli utenti consumatori, in sede di registrazione al social network, della raccolta e dell’utilizzo a fini commerciali dei dati da essi forniti e, più in generale, delle finalità remunerative sottese al servizio, viceversa enfatizzandone la gratuità. Con la conseguenza di indurre i predetti utenti ad assumere una decisione di natura commerciale che, altrimenti, non avrebbero preso”. Per l’Antitrust “la decisione si fondava sulla valutazione che il patrimonio informativo costituito dai dati degli utenti di Facebook, in ragione della profilazione dei medesimi ad uso commerciale e per finalità di marketing, acquista un valore economico idoneo a configurare l’esistenza di un rapporto di consumo, anche in assenza di corrispettivo monetario. Peraltro il provvedimento è stato confermato sul punto dal Tar”.
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