Tiziana Panella si racconta in una lunga intervista nella quale non manca di sottolineare il fortissimo amore che prova per il compagno Vittorio Emanuele Parsi che fortunatamente sembra aver superato il bruttissimo momento vissuto il 27 dicembre a Cortina.

Il ricordo di quei terribili momenti poche ore prima della partenza per le vacanze all’estero “Io e Vittorio saremmo dovuti partire il giorno dopo, andare al caldo per le vacanze. Lui era a Cortina per la presentazione del suo libro. E mi ha chiamato che stava male. Poi il 28 mattina la notizia del trasporto in elisoccorso verso Treviso per l’operazione. Sono corsa e quando sono arrivata da Roma, era in sala operatoria».

Tiziana Panella e il suo splendido amore per Lucia

“Prima ero molto impegnata con il lavoro, poi ho cominciato a pensare alla maternità e quando è nata Lucia ho scoperto una vocazione. Avevo già 35 anni: se ne avessi avuti 20 avrei fatto una squadra di calcio. È certamente il viaggio più bello della vita. Con Lucia mi si è accesa la vita. Ma sul serio” ha raccontato la giornalista Tiziana Panella.

La malattia degenerativa dopo la gravidanza

La giornalista ha raccontato di aver scoperto una malattia subito dopo la gravidanza: “Quando è nata mia figlia ho scoperto una malattia degenerativa. Mi hanno detto: “Salutala”. L’ho tenuta stretta per mano, per tre mesi, in ospedale. Devastata. Nel frattempo la mia salute migliorava. A tutt’oggi l’evoluzione della mia malattia è considerata un miracolo. Il mio rapporto con Lucia è particolarmente speciale”.

Panella e Parsi, l’amore nato durante la guerra in Ucraina

“Galeotta è stata la guerra in Ucraina, due anni fa. Lui è stato molto spesso mio ospite e abbiamo cominciato a sentirci… poi lentamente, pendolari dell’amore: lui a Milano, io a Roma” E adesso la gionalista vive con il professore e si dice preoccupata dopo il terribile episodio superato da Parsi lo scorso inverno “La notte controllo che respiri bene. Lui mi ha regalato la capacità di essere felice. Sto vivendo un amore in pace, senza nessun tormento. È un professore, è il mio compagno da un anno e mezzo, dopo un lungo periodo di sofferenza e assenza”.

Durante il coma “ho visto le radice degli alberi da sotto e un fiume melmoso come Ulisse e Achille”

Il professore Parsi ricorda i terribili momenti successivi al malore che l’ha colpito durante il periodo natalizio: “Ricordo tutto il periodo in coma. Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane”. Non ho sentito dolore ma stanchezza fisica, una immensa spossatezza. A un certo punto mi sono chiesto se fossi morto. Ho pensato: non ce la faccio, forse basta lasciarsi andare e tutto passerà. La morte non potrà essere tanto peggio”.

Poi ho pensato alle mie figlie e a Tiziana. Ho visto il suo volto, volevo rivederlo. È chiaro che non volevo lasciare sole neanche le mie figlie, ma in qualche modo prima o poi i figli li lascerai. Ho parlato con mia madre e con mio padre, che non ci sono più: “Datemi una mano voi, non è il momento di raggiungervi”. È stato allora che ho materializzato nella mente quegli omini di gomma che vendevano nei ruggenti anni ‘70 e ‘80, che si lanciavano sul vetro e si appiccicavano e salivano e scendevano… Ecco, ho visto me stesso un po’ come uno di quegli omini, a risalire l’immenso crepaccio, con tutta la fatica del mondo. E quando poi sono arrivato in cima ho aperto gli occhi. E ho visto Tiziana che era lì con me”

L’esperienza di premorte di Vittorio Emanuele Parsi

Riferendosi al fiume melmoso visto durante il periodo di coma, Vittorio Emanuele Parsi ha detto: “Penso fosse l’Ade. Il fiume in cui stanno le anime morte. Non ho visto nessuna luce, nessuna speranza che non fosse quella di lottare per vivere. Forse quando si muore la sensazione è quella di un abbraccio. La morte la viviamo come spaventosa, io non ne ho mai avuto grande simpatia, non nutro aspettative su quello che verrà dopo. Però la cosa che mi ha sorpreso è che non provavo paura”.

Redazione

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