L'intervista
Tobia Zevi: “La crisi abitativa colpisce la classe media. Il tema casa sia la nuova priorità della UE”
L’assessore alle Politiche abitative di Roma Capitale: “Vienna ci ha insegnato la continuità, Parigi ha capito l’importanza della mixité, Barcellona per prima ha lanciato l’allarme B&B e turistificazione. Vogliamo lanciare un messaggio forte al governo e all’Europa. È tempo di agire”
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Gli effetti dell’emergenza abitativa sulla classe media si fanno sempre più pesanti. Ne abbiamo parlato con Tobia Zevi, assessore alle Politiche abitative di Roma Capitale, che oggi a Bruxelles incontra il nuovo commissario europeo Dan Jørgensen (con delega al Social housing).
Quali sono i principali temi sul tavolo che affronterà con Jørgensen?
«Sono quelli che da mesi, inesorabilmente, e insieme a centinaia di amministratori, stiamo portando in ogni sede, in ogni piazza. Questo incontro, organizzato dall’on. Maran che ringrazio, servirà a parlare di casa in termini non solo emergenziali. Anzi, il fatto che trattiamo la casa sempre come un’emergenza è proprio l’origine della crisi. La casa è un problema strutturale, di giustizia. Un problema che oggi si abbatte non solo sui poverissimi e sugli anziani, ma soprattutto sui giovani e sulle famiglie con figli».
Perché è importante la delega Ue al Social housing?
«Ci si è arrivati forse tardi, a emergenza conclamata, ma la delega segna un cambio di passo, una presa di coscienza: serve una visione comune sulla casa, servono fondi, servono regole, serve un grande impegno per garantire inclusione, riduzione delle disuguaglianze, sviluppo. Il tema casa è comune a tutte le città e deve diventare una priorità della Ue».
Esistono modelli europei di politiche abitative che potrebbero essere replicati in Italia?
«Dovremmo essere bravi a prendere il meglio da tanti modelli diversi. Vienna, che ha una lunga tradizione di edilizia abitativa pubblica e che guarda alla casa come strumento di emancipazione, ci ha insegnato la continuità; Parigi ha capito l’importanza della mixité; Barcellona per prima ha lanciato l’allarme B&B e turistificazione. Noi arriviamo da anni di non politiche abitative: da un lato abbiamo il vantaggio di avere a disposizione tanti laboratori, dall’altro però restiamo tra i paesi con il minor numero di alloggi popolari. A Roma, e ringrazio il sindaco Gualtieri per questo, stiamo portando avanti un piano strategico per il diritto all’abitare; un piano ambizioso grazie al quale stiamo cercando di dare risposte concrete all’emergenza abitativa».
Anche il Pnrr può dare una mano…
«Sì, ma non in tempi brevi. Aumentano gli sfratti, abbiamo famiglie senza un tetto sulla testa. E, per quanto si possano portare avanti moratorie e manifestazioni in piazza, la legge conta. Il Pnrr può dare una mano, ma si sottovaluta la buropatia italiana che causa tempi di risposta non adeguati: abbiamo, solo a Roma, 18mila nuclei famigliari in attesa di un alloggio popolare, e per 10 milioni di italiani (dato Ance) la casa ormai è un sogno».
Le città italiane sono in prima linea per affrontare l’emergenza in materia di diritto all’abitare. È solo un modo di dire da parte dei sindaci o è effettivamente così?
«Basta aprire le pagine dei giornali locali da Nord a Sud per capire che tutte le città si stanno mobilitando per rompere il silenzio ingombrante del governo. Insieme ai colleghi Emily Clancy, Laura Lieto, Jacopo Rosatelli, Francesca Benciolini e tanti altri abbiamo creato una rete di mobilitazione unitaria e vogliamo lanciare un messaggio forte al governo e all’Europa: è tempo di agire».
Ma è altrettanto fondamentale una collaborazione tra pubblico e privato…
«È importante che l’Europa stessa si muova per regolamentare un rapporto adesso necessario perché si ritorni a costruire e a offrire soluzione abitative. Questa crisi deve diventare un’opportunità: per costruire nuove case e per costruirle in modo intelligente».
Come sta cambiando il profilo sociale di chi fatica ad accedere a un alloggio dignitoso?
«La povertà abitativa ringiovanisce, colpisce soprattutto i giovani e chi ha figli piccoli. Due dati drammatici che dovrebbero farci riflettere su che futuro ci attende se non agiamo subito».
Il problema, dunque, non è solo della fascia povera: in che modo l’aumento dei costi delle case e degli affitti sta colpendo la classe media?
«Secondo un’indagine che abbiamo commissionato al Memotef dell’Università di Roma “La Sapienza”, che è stata poi confermata dal rapporto Caritas, aumenta il numero di famiglie in affitto, soprattutto tra i redditi medi e medio-bassi, aumenta tra chi ha figli minori e, soprattutto, aumenta l’impatto dei costi per l’alloggio sul reddito. A Roma il peso medio del canone ha superato il 40% del reddito familiare. Di fronte a tutto ciò, il Piano Casa del ministro sembra un treno che non arriva mai. Oggi Salvini dice: “Tuteliamo i diritti dei proprietari”. Io dico: lo Stato non può tutelare i diritti di una parte sola».
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