Cento e più giorni di ottovolante. A tratti, senza cintura. Per Alessandra Todde, prima governatrice grillina in Italia, l’agenda è stata da subito da infarto. In Sardegna, tra beghe e criticità passate e presenti, per il futuro è meglio armarsi di coraggio. La giunta è partita ventre a terra: 19 riunioni e oltre 500 delibere. Ma i temi sono macigni che levano il fiato: dalla campagna antincendi al dramma sanità con pronto soccorso ingolfati, liste d’attesa geologiche, guardie mediche sguarnite, cittadini che rinunciano alle cure. Un piccolo grande inferno, da Pula a Golfo Aranci. Per non parlare della stagione turistica, con i prezzi alle stelle o i voli introvabili. I mille volti di una regione orgogliosa, ricca di opzioni ma sofferente. In cerca dell’ennesimo riscatto. Tra questioni irrisolte, fragilità sociali, pozzi senza fondo che da sempre ingoiano quotidianamente risorse, idee, progetti e speranze: alle regionali e alle amministrative il partito del non voto è stato il primo.

La montagna

Alessandra Todde ha voluto la bicicletta e pedala. La montagna che l’attende non è scalabile in tre mesi. Né in un anno. A dirla tutta, la già sottosegretaria al Mise nei governi Conte e Draghi è tosta. Il fatto di ritrovarsi alla guida nazionale dei no all’autonomia differenziata, così come l’aver ridato slancio ai rapporti con Giorgia Meloni e i suoi ministri, la dice lunga su visione, volontà e programma. Ma, anche se il suo campo largo tiene botta, la salita rivela lacrime e sangue. I sorrisi? Pochi, ma ci sono anche quelli. L’operatività della presidente è notevole. E i cittadini, in attesa dei risultati, se ne sono accorti: in poco più di cento giorni di governo la Todde ha macinato decine di migliaia di chilometri. Dai centri più piccoli a rischio di estinzione, senza medico, con le scuole dell’obbligo chiuse e accorpate per uno spopolamento che incombe, ai capoluoghi di provincia. Una sorta di tavolo d’ascolto permanente. Aperto su più fronti. Conferenze stampa, congressi, incontri, seminari e ricorrenze. Sempre in prima fila, disponibile e attenta. “Questi ragazzi sono il nostro domani”, le parole della presidente ai liceali di Cagliari per la festa della Guardia di finanza. I petali, dunque.

I problemi della gestione Todde

Poi, le spine. Dal Mef che avverte la Regione di essere a rischio commissariamento per la Sanità, con il neo assessore di reparto, Armando Bartolazzi che si lancia in uno sgangherato “Sarò Rombo di tuono”, richiamandosi a Gigi Riva. Facile, viste le enormi falle del sistema, la replica delle opposizioni: “Più che altro sembra Comunardo Niccolai!”, stopper del Cagliari dello scudetto famoso per le autoreti. La dialettica si scalda. Bartolazzi arriva da Roma, lo manda Giuseppe Conte. L’opposizione alza il tiro: “La sanità è allo stremo, c’era bisogno di qualcuno che ci metterà chissà quanto anche solo a capire cosa e come fare!”. La Todde ha gioco facile nel replicare che “parliamo di professionalità. Poi, visto quel che abbiamo trovato…”. Le polemiche lievitano. La presidente tiene i suoi in tiro. La Giunta accelera su migrazione sanitaria, compagnie barracellari, nomine e cessazioni dei dirigenti (al centro di svariate contestazioni), riapertura dei termini per i Fondi europei non utilizzati, recupero di 47 milioni per l’edilizia sanitaria, task force per la Maddalena, confronto con l’Associazione dei comuni e i sindacati, tavoli di crisi su Baronia e Ogliastra, misure per la salvaguardia del paesaggio sono state al centro dei lavori. “Le risorse? Stiamo recuperando – avverte l’ufficio stampa – anche quelle non spese dalla precedente amministrazione”. La cifra? Si parla di quasi mezzo miliardo di euro.

L’intesa campo largo tiene botta

Insomma, la Todde c’è. È attenta alla cultura, tra scuole, sagre, ricorrenze, mostre. Mostra sensibilità per l’omofobia e partecipa al Pride cagliaritano. Posizione ferma anche sulla realizzazione dell’Einstein Telescope: “Con la ministra Bernini siamo in sintonia. A Lula deve sorgere il Centro di ricerca sulle onde gravitazionali, con la Sardegna che diventerebbe un riferimento scientifico mondiale”. Insomma, molta carne al fuoco. Compreso il nodo privatizzazione degli aeroporti isolani. La Regione passa dal no pieno al dialogo. Senza scordare che i primi tre mesi e mezzo sono stati dettati anche dal confronto elettorale. La premier nuorese ha accompagnato i candidati M5S ad amministrative ed europee. È stata al fianco di Massimo Zedda, che ha sfidato e battuto Alessandra Zedda per la sedia più alta di Palazzo Bacaredda a Cagliari. La sintesi? L’intesa campo largo tiene botta.

La partita energetica

Eppure la temperatura sul tema energia tiene banco. La partita, nonostante le proficue – pare – interlocuzioni romane, è tuttora aperta. I territori lamentano il mancato coinvolgimento. Comitati spontanei presidiano piazze e porti. I cittadini osteggiano l’arrivo delle pale e il trasbordo nei siti. Le imprese? Procedono, forti di precise autorizzazioni. La situazione è complicata, il Far west eolico non può piacere. La Todde, e siamo alla cronaca di questi giorni, si scontra con il gruppo editoriale Unione Sarda. Nel frattempo, incendi e crisi idrica, specie al nord, con oltre 700mila turisti in zona, numeri che superano quelli pre-Covid, si prendono la scena. Arriva lo stop alle rinnovabili per 18 mesi, innesco di considerazioni e accuse. Interessi contrapposti, poteri forti e meno forti, rendite di posizione, scarsa lungimiranza, un lasciar correre di tutti contro tutti che presenta il conto. I sindaci chiedono lumi, il conto è salato.

Il gioco facile delle opposizioni

Le opposizioni hanno gioco facile nell’incalzare. Il primo pugno sul tavolo è di Roberto Capelli. “Non ci riceve, quel che fa non segue quel che ci siamo detti a bocce ferme. I primi tre mesi del governo Todde sono deludenti”, la frase dell’ex deputato e leader della Base. Gli alleati, con il Pd in testa, difendono la governatrice. Ci sono anche i mal di pancia, forse sopiti, dei socialisti. Smorfie da mettere in conto? Sì e no. Alessandra Todde, signora del governo sardo dallo scorso marzo, tira dritta. Gli artiglieri dei partiti che sostengono il primo campo largo che in Italia ha sgominato la destra della first lady, Giorgia Meloni, hanno replicato a stretto giro: non siamo ricattabili, sono tante e complesse le rogne ereditate dalla presidenza Solinas e così via. Ma adesso occorre condivisione e pragmatismo.

Un assist mica male

La sentenza della Corte costituzionale sul possibile sforamento della Sardegna sul capitolo Sanità è un assist mica male. Però la sostanza cambia di poco: ospedali allo stremo, personale sanitario che boccheggia, e non da oggi, malati furenti. La bacchetta magica lasciamola a Harry Potter. Serve una rapida e vigorosa sterzata. I cittadini, specie se si parla di salute, al di là delle fumisterie della politica consumate al fresco dell’aria condizionata, apprezzerebbero solo quella.

Mario Frongia

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