Le indagini
Tommaso Verdini nei guai: arresti domiciliari per il figlio di Denis Verdini. L’ipotesi della Procura: corruzione nelle commesse Anas
Ai domiciliari Tommaso Verdini, il figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis. L’ipotesi della procura di Roma è di corruzione e turbata libertà degli incanti.
Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Denis Verdini e fratello di Francesca Verdini – compagna di Matteo Salvini – è stata sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. L’ipotesi della procura di Roma è di corruzione e turbata libertà degli incanti.
L’inchiesta della Procura di Roma: arresti domiciliari per Tommaso Verdini
L’inchiesta, che vede coinvolte altre sei persone riguarda commesse sulla società pubblica Anas per tre miliardi di euro. In tutto sono 5 persone ai domiciliari e sono state emesse 2 interdittive da 12 mesi. Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis Verdini, a capo della società di lobbing Inver, nel luglio scorso era stato perquisito dalla Guardia di Finanza insieme all’ex ad Simonini e altri cinque alti dirigenti del colosso pubblico, indagati anche loro a vario titolo per traffico di influenze e corruzione.
Il sistema di consulenze e appalti pubblici banditi da Anas
Anas società di stato che gestisce le arterie stradali del Paese, dal 2017 è sotto il controllo di Ferrovie dello Stato i cui manager sono del tutto estranei agli accertamenti investigativi.
Nel decreto di perquisizione firmato lo scorso anno si legge che Tommaso Verdini, insieme ad altri indagati, avrebbe promesso a “pubblici ufficiali di Anas il loro intervento o comunque il peso politico istituzionale delle loro conoscenze per favorirne la riconferma in Anas in posizioni di vertice o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di società private o di organismi di diritto pubblico”. Secondo quanto riportato da Repubblica, in cambio i pezzi grossi di Anas avrebbero dovuto “favorire la definizione di progetti e transazioni a cui erano interessati imprenditori a loro vicini”.
Gli incontri in bar e ristoranti di Roma
Gli indagati, pedinati dalla guardia di finanza di Roma, si sarebbero incontrati varie volte in bar e ristoranti. Incontri sarebbero avvenuti anche con politici o esponenti di vertice del Mef, “che ha voce in capitolo nelle nomine delle partecipate”.
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