La richiesta
Torino chiede un nuovo carcere. La lettera a Nordio su quella “polveriera ingestibile”: in 420 per 223 posti
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio troverà presto sulla scrivania la mozione approvata a larga maggioranza dal Comune di Torino lo scorso aprile contenente la richiesta di costruzione di un nuovo carcere. Sarà questa la risposta del sindaco Stefano Lo Russo alla seconda lettera del guardasigilli in cui si assicurava che il suo dicastero stava “profondendo il massimo sforzo per alleviare, almeno in parte, le condizioni di grave disagio, se non di dolore, che affliggono anche la casa circondariale di Torino” cercando soluzione ai “problemi del sovraffollamento e del rischio suicidiario e nel rispetto della dignità della persona”.
L’idea è quella di un modello diverso del “Lorusso e Cutugno”, che possa assicurare le finalità rieducative della pena cercando di inserirlo all’interno del tessuto urbano della città, allontanandosi dalle periferie. La crisi delle “Vallette” è evidente dai numeri: il sovraffollamento sfiora il doppio della sua capacità: 420 persone a fronte di una capienza regolamentare di 223 posti, complicata dalle proteste dei detenuti, l’ultima delle quali una settimana fa, che ha portato al ferimento di sei agenti, e poi un gravissimo deficit di assistenza sanitaria, in particolare per le persone con gravi patologie psichiatriche e ad alto rischio di suicidio. “Se il Ministero è d’accordo – ha ricordato vicesindaca con delega al Sistema carcerario Michela Favaro – trovare l’area adatta non sarà un problema, coinvolgendo innanzitutto il demanio e anche il nuovo Piano regolatore potrà rivelarsi un utile strumento”.
Il problema è oggi
L’obiettivo è quello di una nuova struttura con spazi a misura di persona che garantiscano formazione, lavoro e comfort. Non c’è certezza sul luogo più adatto. Intanto il garante regionale per i detenuti, Bruno Mellaro, intervistato da La Stampa ricorda che “una nuova casa circondariale si può sempre fare, ma il problema del sovraffollamento e delle condizioni disastrose è adesso, per costruirne uno da capo occorrerebbero 10 anni”. “La soluzione – continua -, è quella di promuovere misure alternative al carcere”, non dimenticando la situazione delle Vallette: “C’è bisogno di un restyling, a partire dalle docce nelle celle. Basti pensare che oggi i detenuti si spostano da una sezione all’altra in accappatoio e ciabatte per lavarsi”.
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