Chiuse le indagini sulle torture commesse nel carcere ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere dopo le rivolte dell’aprile 2020. La Procura sammaritana ha depositato oggi gli atti nei confronti di 120 persone, quasi tutti agenti della polizia penitenziaria, sottoposte ad indagini preliminari, apprestandosi così a chiedere il rinvio a giudizio

Gli indagati hanno 20 giorni per presentare memorie difensive. Pesantissimo l’elenco dei reati contestati a vario titolo: tortura ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti aggravati, lesioni personali aggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico anche per induzione, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni di segreti d’ufficio, omessa denuncia.

C’è inoltre la cooperazione nell’omicidio colposo ai danni di un detenuto algerino, Hakimi Lamine, morto in carcere 4 maggio dello scorso anno dopo essere stato tenuto in isolamento dal giorno delle violenze. Tra gli indagati che rispondono dell’omicidio colposo vi sono l’allora comandante della Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere Gaetano Manganelli, l’ex provveditore regionale del Dap Antonio Fullone (ancora sospeso) e gli agenti che erano nel reparto di isolamento.

L’indagine arrivata oggi a conclusione aveva portato il 28 giugno scorso all’esecuzione di 52 ordinanze di misura cautelare nei confronti di altrettante persone in servizio presso diversi uffici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della Campania, principalmente presso la casa circondariale ‘Francesco Uccella’ di Santa Maria Capua Vetere. Di questi 8 sono finiti in carcere, 18 agli arresti domiciliari, 3 sono stati sottoposti all’obbligo di dimora e 23 sono stati sospesi dall’esercizio del pubblico ufficio tra i 5 e i 9 mesi.

Il numero delle persone offese per la Procura è impressionante, ben 177, tutte all’epoca detenute nel carcere sammaritano. Il 6 aprile 2020 e nei giorni successivi sono stati commessi abusi, pestaggi, lesioni, maltrattamenti e comportamenti degradanti e disumani nei confronti di 41 detenuti, ma le indagini hanno mostrato anche maltrattamenti aggravati nei confronti di altri 26 detenuti e lesioni personali e volontarie per ulteriori 130.

Tutti reati che per la Procura risultano aggravati dalla minorata difesa, dall’aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione pubblica, con l’uso di armi (i manganelli, ndr) e dell’aver concorso nei delitti un numero di persone di gran lunga superiore alle cinque unità.

La stessa Procura, spiega in una nota il capo Maria Antonietta Troncone, sottolinea che “le misure cautelari disposte dal gip sono state, per la quasi totalità, confermate dal tribunale per il Riesame di Napoli, venendo così validata la sussunzione delle condotte rispetto ai delitti contestati nonché la riferibili soggettiva delle azioni stesse agli indagati, destinata delle misure. Sedici misure cautelare sono state confermate, 6 sono state sostituite in forma gradata, 2 ordinanze sono state annullate per carenza delle esigenze cautelari, e solo una è stata annullata. Gli altri ricorsi sono stati dichiarati inammissibili”.

La Procura  Santa Maria Capua Vetere ha anche sottolineato che è in corso un altro procedimento per individuare agenti provenienti dagli altri istituti penitenziari presenti durante i pestaggi, ma sconosciuti ai detenuti e coperti da caschi e mascherina, difficili quindi da riconoscere.

Redazione

Autore