Dopo quattro giorni dall’alluvione ieri c’erano frazioni ancora prive dell’aiuto dello Stato. L’acqua si ritira ma il fango rimane. Anche su qualche istituzione. La tregua del maltempo ha aperto un varco per i soccorsi. Ieri il cielo sulla Toscana era velato, senza pioggia. Il raggio di sole era a terra, era la luce dei soccorritori – 3000 uomini della Protezione Civile e almeno altrettanto volontari – sono intervenuti nelle zone più colpite. Tra loro, senza preannunciarlo, si è fatto largo il capitano della Fiorentina Cristiano Biraghi, spuntato tra gli Angeli del fango che ieri mattina sono arrivati a Campi Bisenzio per aiutare a ripulire le strade dai detriti dell’alluvione. Arrivato con la propria macchina, Biraghi si è presentato come un volontario qualsiasi, indossando stivali e dandosi subito da fare per spalare via il fango rimasto lungo le strade. Un bell’esempio.

I ragazzi volontari: “Non potevamo stare tranquilli a casa”

Arrivano in tanti: associazioni, studenti, scout. Tra i primi, quelli del gruppo Sesto Fiorentino 1. «Già domenica eravamo qui — dicono i ragazzi che sono quasi tutti studenti del liceo Agnoletti — non potevamo stare tranquilli a casa, di fronte a una tragedia del genere. Lo vogliamo dire a tutti: venite a dare una mano, ce n’è bisogno». La voce di quei ragazzi scuote le coscienze. O almeno dovrebbe: servivano mezzi e operatori, sin da subito. Anche quelli trattenuti allo stadio di Firenze per la partita. «Ciò che è accaduto soprattutto nella piana tra Firenze e Pistoia fa male al cuore», scrive Matteo Renzi. «Nel frattempo avevo chiesto di rinviare la partita Fiorentina Juventus, sia per un fatto di sensibilità sia per assicurare più risorse logistiche sul territorio senza distoglierle per l’ordine pubblico. Ma i ministri competenti mi hanno risposto che la Lega Calcio non voleva. Siamo un Paese in cui hanno più sensibilità umana gli ultras dei ministri, peccato».

Eugenio Giani commissario straordinario per l’emergenza alluvionale

E se a Palazzo Vecchio non recepiscono, a Palazzo Chigi capiscono che bisogna rimboccarsi le maniche. Arriva la nomina del presidente della Regione, Eugenio Giani, a commissario straordinario per l’emergenza alluvionale. Arriveranno anche gli stanziamenti più immediati (il decreto c’è, i fatti vedremo). I danni stimati sono di almeno mezzo miliardo di euro. come ha riferito il presidente della Regione, Eugenio Giani, che è stato nominato Commissario delegato per fronteggiare l’emergenza. «Massimo impegno per risollevarci, tutti insieme: famiglie, imprese e istituzioni», ha detto Giani che si è anche detto pronto a «svolgere con impegno» anche il ruolo di commissario per la ricostruzione qualora il governo glielo affidasse. Poi ha lanciato un appello alle banche a sospendere le rate dei mutui per le popolazioni più colpite. Sulla nomina di Giani c’è stato un caso nel centrodestra. La Lega in Toscana insorge contro la decisione del governo: «Serviva maggiore incisività e tempestività nella gestione di questa emergenza.

Le proteste degli imprenditori

Il fallimento di Giani nel suo ruolo di governatore è eclatante. Fondi rimasti fermi, 57 opere non realizzate o portate avanti con lentezza o tardivamente proprio nelle zone colpite: se oggi la Toscana è in ginocchio lo si deve a chi poteva fare, e invece non si è dimostrato all’altezza», dichiara la deputata leghista Elisa Montemagni, viareggina. Chigi non risponde. Plana invece sui territori colpiti il vice premier e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Guida un sopralluogo a cui prendono parte i vertici di Sace, Simest e Ice, preoccupati per i danni al manifatturiero toscano. «Anche quando i riflettori non saranno più accesi, saremo vicini a questa terra. Non è mio costume lasciare le cose a metà. Vigileremo affinché tutto si possa fare in tempi rapidi».A Tajani arrivano subito, forti e chiare, le proteste accorate degli imprenditori. Per Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana, «Le imprese non sono solo in difficoltà, alcune sono oltre che sott’acqua anche sotto terra, abbiamo bisogno di ripartire immediatamente e chiediamo rapidità, al commissario Giani ai sindaci, a tutti. C’è l’immediata esigenza di rimettersi a lavorare perché altrimenti perdiamo clientela, lavoro e la nostra immagine nel mondo».

La necessità

Il presidente di Confindustria Toscana nord Daniele Matteini ha esortato a «salvaguardare l’integrità della filiera. Molte aziende avuto danni incredibili ai macchinari e non solo. Per questo sono importanti i fondi del ministero degli Esteri ma servono a breve anche misure piò importanti da parte di altri ministeri». «Con un metro e mezzo d’acqua dentro l’azienda ho perso tutto, milioni di euro di prodotti da buttare, 45 anni di azienda buttati in un piazzale – ha detto Lorenzo Guazzini, imprenditore del marchio di abbigliamento maschile Montezemolo -.

Con il Covid eravamo tutti fermi, ora qui siamo fermi in pochi a spalare, mentre gli altri concorrenti corrono e ci stanno già stritolando. «Eravamo nel pieno delle produzioni e abbiamo avuto allagati 11mila metri quadri di uno dei nostri tre stabilimenti – spiegano dalla ditta Beste -. Siamo stati alluvionati due volte in 48 ore. Servono altri fondi, anche per la perdita di fatturato. Quello che ci dilania non è solo il danno ma il fermo produttivo, temiamo che i nostri clienti nell’immediato ci diano solidarietà ma che allo stesso momento cerchino una sostituzione». «Ho ascoltato le richieste che vengono dal mondo delle imprese – ha detto Tajani prima di lasciare la Toscana – anche quelle destinate ai miei colleghi. Riferirò specialmente la richiesta di più sgravi e meno cassa integrazione ai ministri Giorgetti e Calderone, toccherà a loro prendere le decisioni del caso». Si apre dunque il caso ristori, che serviranno per tutte le filiere coinvolte.

Ma si torna sul campo: la Protezione civile serra i ranghi. In serata all’appello si contano colonne mobili nazionali di 12 Regioni. Nasce il coordinamento tra forze di polizia, Vigili del Fuoco e reparti dell’esercito messi a disposizione dal Ministro della Difesa. Quando si fa sera si deve fare i conti con nuove tracimazioni di torrenti e corsi d’acqua a Quarrata e Montale, nel Pistoiese, e a Montemurlo, in provincia di Prato. L’allerta rimane alta.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.