Flavio Tosi ha lasciato la Lega due anni fa, senza rinnegare il suo federalismo. Oggi è Eurodeputato di Forza Italia, nel Ppe. «È la Lega che è cambiata, è diventata un’altra cosa. E oggi guardo al loro congresso con rispetto, ma è una storia che non mi appartiene più».

Grande problema, i dazi. Annunciato: Trump è coerente con quanto detto in campagna elettorale. E noi come reagiremo?
«L’Unione Europea ha la delega ai rapporti commerciali. Deve trattare con Trump facendo valere misure di reciprocità. Se Trump mantiene i dazi, dobbiamo attivarne anche noi. Non c’è alternativa. E l’effetto che otterrà Trump sarà di isolare gli Stati Uniti».

Isolati da un punto di forza, sono sempre il primo mercato mondiale per noi.
«Trump ha scelto non di fare la guerra commerciale all’Europa ma di farla al mondo. Ha messo dazi su tutti. Otterrà che il resto del mondo, parlandosi, svilupperà mercati alternativi. Altre strade per le importazioni sul mercato americano si troveranno. Quella di Trump si confermerà una scelta suicida».

E l’Italia, la nostra produzione agrifood? Il nostro vino?
«Già da anni stiamo conquistando nuovi mercati. Chiaro che non si gira tutto l’export altrove, dalla sera alla mattina. Sul vino bisogna vedere quali saranno quelli penalizzati, e come. I vini medio-alti potrebbero assorbire il danno senza troppi contraccolpi. Quelli meno costosi ne pagheranno le conseguenze. Dopodiché si deve muovere l’Europa, anche con misure di sostegno».

D’altronde il danno derivante dalla guerra commerciale sarà superiore a quello del Covid.
«Appunto. E quindi l’Europa deve poter fare debito e finanziare la crisi, nell’immediato: abbiamo votato a Strasburgo un documento in tal senso, passato grazie ai voti determinanti di Forza Italia. Nel documento si impegna l’Europa a reagire facendo debito comune nei casi di crisi internazionale di particolare gravità e emergenza. E questa guerra commerciale è esattamente quel caso».

Il settore enologico, mentre inaugura Vinitaly, è in allarme.
«Il mondo del vino è in ansia per l’incertezza: il caos delle non-notizie incide pesantemente sulle valutazioni che devono fare le aziende. Il punto di caduta non si sa ancora: Trump ha firmato dei decreti esecutivi ma non ha ancora chiarito come applicherà i dazi, nel dettaglio».

E non c’è solo il vino, nel Nord-Est…
«Tanti saranno i settori colpiti: dalla componentistica alla meccanica, dal farmaceutico all’alimentare della trasformazione. L’impatto sull’export potrebbe valere miliardi. Bisogna vedere cosa riescono ad assorbire i produttori, poi ci sarà una fase di assestamento… serviranno misure di sostegno straordinarie».

Salvini dice che i dazi alla fine saranno un’opportunità.
«Salvini è l’unico in tutto il panorama nazionale e internazionale a dirlo. Prendiamo atto che è l’unico: poi magari si scoprirà che aveva ragione lui e dovremo dargliene merito».

Forza Italia è più preoccupata della Lega…
«Siamo preoccupatissimi, non preoccupati. Una guerra commerciale fa solo danni. Aumenteranno i prezzi ai consumatori così come i costi per le imprese. Salirà l’inflazione. Aumenteranno le tasse. Una follia completa».

Meloni dice che farà da ponte con Trump.
«La speranza è che questo possa tornare utile, nell’ambito del rapporto che passa per l’Europa: non ci possono essere misure speciali per l’Italia a meno che non esca dall’Unione Europea. La mediazione deve essere fatta dall’Ue, per essere efficace».

Cosa succederà al congresso della Lega di Firenze?
«Sarà un congresso in assoluta continuità che vedrà la riconferma di Salvini».

Forza Italia cresce, intanto, a spese della Lega.
«Sono soddisfatto della scelta che ho fatto. Ma vorrei precisare che io sono rimasto dov’ero: federalista ed europeista, lo ero e lo sono rimasto. La Lega si è spostata nettamente a destra, diventando un partito fortissimamente nazionalista. Fa parte del gruppo dei patrioti, quelli più ostili all’Europa. Io sono dall’altra parte».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.