La lettera all'avvocato
Toti e le dimissioni: “La poltrona di presidente è un peso, scelte per il bene della Liguria. Sarebbe stato facile sbattere la porta”
Giovanni Toti ha rilasciato alcune dichiarazioni, tramite una lettera scritta all’avvocato Stefano Savi. Il governatore della Liguria ha parlato dell’ipotesi delle sue dimissioni, richieste a gran voce dalla sinistra, dopo il suo arresto lo scorso 7 maggio e dopo la conferma dei domiciliari. “È chiaro che oggi per me la poltrona di Presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto…Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato…”, ha scritto Toti.
Toti parla delle dimissioni: “Faremo scelte per il bene della Liguria”
“Vedo come una liberazione poter ridare la parola agli elettori…. ma la Presidenza non è un bene personale…Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del movimento politico, gli alleati… E le scelte che faremo saranno per il bene della Liguria” ha proseguito Toti. Il presidente della Regione Liguria ha chiesto infatti di incontrare Matteo Salvini, dopo aver visto alcuni membri della sua giunta e il leader del partito Noi Moderati, Maurizio Lupi.
“La Regione è un patrimonio collettivo. Di chi l’ha votata, di chi l’ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia” ha scritto Toti. “Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l’Italia dovrebbe guardare con grande attenzione. Per ora resto qui, nella casa di Ameglia. Orgoglioso della consapevolezza di essere meno ricco di quando ho cominciato a fare politica, meno libero, ma di aver contribuito a costruire una Liguria più ricca e più libera. Che gli elettori, al momento opportuno, sapranno conservare”.
Toti: ho capito il reato che mi viene addebitato
Nella lettera, Toti ha proseguito parlando della decisione dei giudici del Riesame: “Ora, per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente”. “Che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto” ha aggiunto Toti. “E se l’imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d’accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile” ha dichiarato Toti.
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