Pietro Pittalis, deputato a Roma e avvocato nella sua Nuoro, è stato tra i fondatori di Forza Italia. Di quel momento originario porta con sé la carica: «la nostra funzione di riformisti, liberali e libertari è quella di dare alla coalizione un respiro ampio, sull’esempio di Silvio Berlusconi», ci ha detto. Lo abbiamo intervistato sulle sfide delle libertà civili, battaglia di minoranza in questo Parlamento.

Giovanni Toti finalmente libero. Viene formalizzato l’istituto dell’abiura, mi sembra di capire…
«Il caso Toti è emblematico di come ancora oggi svolge il suo ruolo la magistratura. Se l’opposizione svolge un suo ruolo legittimo, di contrasto rispetto alle iniziative del centrodestra, quello che preoccupa è che questo stesso malinteso ruolo venga svolto dalla magistratura politicizzata».

Un regalo di dieci anni di populismo giudiziario.
«Sì, colpa anche di chi nel recente passato ha svenduto il ruolo della politica, accettando la supplenza della magistratura. Hanno reso possibile un sistema di potere, quello dei magistrati, che non ha eguali in nessuna democrazia matura».

Eccessiva, sbagliata la lunga detenzione domiciliare del governatore?
«Sono entrati a gamba tesa su una figura che era stato votato dai cittadini. Ha espresso riserve anche Sabino Cassese. Perché gli strumenti alternativi alla custodia cautelare c’erano e ci sono».

La reiterazione del reato, uno dei tre presupposti per tenere Toti in arresto, c’era?
«È stata spesso ridotta a una formula di stile. In questo caso non si comprende come avrebbe potuto reiterare reati, come dimostra anche la strana tempistica delle modalità dell’iniziativa giudiziaria, nata molti mesi fa, per fatti di due anni prima e attuata solo ora, in coincidenza con le elezioni europee. Senza aver ravvisato, nell’ultimo periodo, condotte di reiterazione con i fatti oggetto di contestazione».

Non sarebbe sufficiente sospendere il pubblico ufficiale dall’esercizio delle sue funzioni?
«Esattamente. Anche la sospensione dalle funzioni deve basarsi su una ipotesi delittuosa grave che vede in pericolo il buon andamento della Pubblica amministrazione. Si poteva ricorrere a quella, e sarebbe stata già una misura estrema. La misura custodiale davvero non aveva senso».

Come interverrete?
«Faccio un appello alle forze politiche che non si rassegnano a vedere delegittimata la politica. Dobbiamo tornare a parlare di responsabilità civile dei magistrati».

Tema tabù, in Italia.
«Tema tabù che però va affrontato. Ogni volta che si parla del fascicolo personale di valutazione del magistrato l’Anm proclama lo sciopero. Il magistrato è l’unico funzionario nel nostro Paese che gode di una immunità e di una impunità pressoché totale».

Guardi che non è un unicum al mondo. C’è la magistratura italiana ma anche la casta dei Bramini, in India, è per legge intoccabile. Non giudicabile, non scalfibile. Non siamo i soli…
«E quella è una casta sacerdotale. I nostri devono porsi qualche problema in più: il sistema correntizio, la sezione disciplinare del Csm – che salvo rarissimi casi non sanziona mai – le tante inchieste roboanti con centinaia di indagati e quasi nessun condannato… Solo da noi i magistrati che sbagliano non solo non pagano ma di solito vengono promossi».

Chi ha condannato Enzo Tortora ha fatto carriera. E ci sono mille errori giudiziari l’anno, non due o tre. In che condizioni sono le carceri?
«Penose. Io ho fatto decine di visite di sindacato ispettivo in tutta Italia, e molte volte in quelle sarde. Ultimamente, come chiesto dal nostro presidente, Antonio Tajani, ci stiamo recando negli istituti penitenziari insieme ai radicali. E’ urgente approvare il Dl Carcere per il quale Forza Italia ha presentato diversi emendamenti migliorativi».

Sono interventi tampone o c’è qualche riforma strutturale, in tutta onestà?
«Abbiamo seguito alcune idee della pdl presentata da Roberto Giachetti. Il sovraffollamento e i suicidi in carcere sono emergenze che vanno prese di petto. Va cambiata la filosofia e posto l’accento sulle persone dei detenuti e sugli operatori di polizia penitenziaria, che pure vivono il carcere. Vanno scontati 45 giorni di pena ogni sei mesi scontati per favorire la liberazione anticipata. Devono essere messi in comunità i tossicodipendenti. Ci vuole il braccialetto elettronico per mettere ai domiciliari gli autori di piccoli reati. Gli ultrasettantenni non devono più stare in carcere. E vanno trovate strutture per ospitare chi esce ma è senza fissa dimora, come nel caso di tanti stranieri. Incentiveremo le cooperative degli ex detenuti, per dare loro un lavoro appena escono».

A Roma c’era la 29 giugno che Mafia Capitale, l’inchiesta di Pignatone, ha distrutto.
«Lo so. Vanno incentivate nuove cooperative su quel modello».

Sulla cannabis light però il giro di vite non aiuta… In Germania lo hanno depenalizzato.
«Tema delicato. C’è una forte diffusione di cannabinoidi tra i giovani e i giovanissimi. Dobbiamo stare attenti anche all’allarme sociale. Forza Italia riconosce però che la cannabis terapeutica va salvaguardata, gli operatori del settore devono sapere che possono continuare a produrre ma in un ambito di controllo medico-sanitario».

I figli di Berlusconi hanno ribadito il loro essere, politicamente, libertari attenti ai diritti civili.
«Noi viviamo di quella cultura, grazie a Silvio Berlusconi. Siamo il pungolo riformista, garantista e liberale della coalizione. Ci sono, su molti temi, differenze con gli alleati di maggioranza. Il ruolo di FI è utile proprio per rappresentare la necessità di tenere la barra a dritta sui diritti. In questi quasi due anni di governo abbiamo sempre impresso la forza di questa cultura».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.