Stamattina si sono tenuti alla chiesa della Beata Vergine del Carmelo, al Torrino a Roma, i funerali di Lorenzo Totti, padre di Francesco Totti, morto lo scorso 12 ottobre all’ospedale Spallanzani. Aveva contratto il coronavirus. Lo chiamavano Enzo, ed era soprannominato “lo sceriffo”.

Fiorella, moglie del defunto, ha accusato un malore in mattinata e non ha partecipato alle esequie. “Enzo mi ha amata teneramente per tutta la vita”, recita il messaggio scritto dalla moglie e letto dal parroco, come riporta Repubblica. L’ex campione e capitano della Roma ha evitato le telecamere. Qualche ora dopo sul suo profilo Instagram ufficiale ha pubblicato un messaggio per il padre Enzo. “Ciao papà, ho trascorso i 10 giorni più brutti della mia vita, sapendo che stavi la ‘da solo’ combattendo contro il male e non potendoti vedere, parlare, abbracciarti, stringerti, avrei fatto qualsiasi cosa pur di stare là vicino a te. Ora la mia vita sarà diversa, perché sono cresciuto con dei valori importanti ed è per questo che voglio ringraziarti papà, per tutto quello che hai fatto per me, per avermi reso un uomo forte e coraggioso, ti vorrò sempre bene papà mio!!”

 

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Ciao papà, ho trascorso i 10 giorni più brutti della mia vita, sapendo che stavi là “da solo” combattendo contro il male e non potendoti vedere, parlare, abbracciarti, stringerti, avrei fatto qualsiasi cosa pur di stare là vicino a te. Ora la mia vita sarà diversa, perché sono cresciuto con dei valori importanti ed è per questo che voglio ringraziarti papà, per tutto quello che hai fatto per me, per avermi reso un uomo forte e coraggioso, ti vorrò sempre bene papà mio!! Vorrei poter ancora sentire la tua voce, mi mancano le risate che ci facevamo, mi manca il tuo sorriso, i tuoi occhi, mi manca vederti sul divano a guardare la tv. Devo dirti scusa e grazie… Scusa per tutte le volte che non ho capito, per tutte le volte che non ti ho detto T.V.B, scusa per gli abbracci mancati, per le parole non dette, per gli sbagli che ho fatto, ma soprattutto grazie perché sei stato un padre e non smetterai mai di esserlo. Senza di te non ce l’avrei mai fatta, anche se non sei più con noi il tuo ricordo e il tuo sorriso non sarà mai dimenticato!!!! Avevi tanti amici che ti volevano bene, perché tu avevi qualcosa di diverso, eri sempre presente, sempre disponibile, eri l’amico di tutti, eri e sei il mio orgoglio “(spero di esserlo stato anch’io per te)”🙏!!!!!! Oggi più che mai ho capito quanto sei stato importante nella mia vita, e nei prossimi anni terrò questi preziosi ricordi nel mio cuore. Ciao papà…anzi…ciao sceriffo…..fai buon viaggio ❤️❤️ tuo Francesco

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“Vorrei poter ancora sentire la tua voce, mi mancano le risate che ci facevamo, mi manca il tuo sorriso, i tuoi occhi, mi manca vederti sul divano a guardare la tv. Devo dirti scusa e grazie … Scusa per tutte le volte che non ho capito, per tutte le volte che non ti ho detto T.V.B, scusa per gli abbracci mancati, per le parole non dette, per gli sbagli che ho fatto, ma soprattutto grazie perché sei stato un padre e non smetterai mai di esserlo. Senza di te non ce l’avrei mai fatta, anche se non sei più con noi il tuo ricordo e il tuo sorriso non sarà mai dimenticato!!!! Avevi tanti amici che ti volevano bene, perché tu avevi qualcosa di diverso, eri sempre presente, sempre disponibile, eri l’amico di tutti, eri e sei il mio orgoglio ‘(spero di esserlo stato anch’io per te)’!!!!!! Oggi più che mai ho capito quanto sei stato importante nella mia vita, e nei prossimi anni terrò questi preziosi ricordi nel mio cuore. Ciao papà … anzi … ciao sceriffo … fai buon viaggio, tuo Francesco”.

IL RICORDO DELL’INFANZIA – Proprio oggi il numero 10 giallorosso è in prima pagina sul settimanale Vanity Fair. Sulle pagine della rivista un’intervista lunga in occasione dell’uscita del film Mi chiamo Francesco Totti, di Alex Infascelli, in anteprima il 17 ottobre alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale il 19, 20 e 21 ottobre. Nelle risposte un passaggio in particolare dedicato a Enzo, il padre che aveva sempre creduto nel figlio, anche quando era troppo piccolo e ancora sconosciuto giocava per strada.

“Ha presente il libro Open scritto da Moehringer? Ecco – risponde Totti nell’intervista – mio padre aveva un carattere non troppo dissimile da quello del papà di Andre Agassi. Tra piazzette e cortili non c’era una comitiva che non giocasse a calcio. Era gente molto più adulta di me, che non avevo mai visto e lì, lontani dalla saracinesca che prendevamo a pallonate tutto il giorno, le regole d’ingaggio cambiavano. Eravamo in una terra di nessuno in cui i colpi proibiti erano la regola. Papà si faceva avanti e domandava: ‘Avete posto per lui?’ Quei ragazzi all’inizio non volevano neanche farmi provare. È normale hai il tuo gruppo, i tuoi amici e chi viene da fuori, magari con una scusa – ‘è piccolino, si fa male’ – è sempre escluso. Papà insisteva, quelli cedevano e poi, iniziata la partita, fermavano tutto: ‘Rifacciamo le squadra, lo gnomo è troppo forte’. Io zitto e muto, ma orgoglioso. Papà, forse, ancora più di me”.

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