Una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza è la regola aurea che caratterizza una democrazia matura e adulta. Nonchè credibile e seria. Un sistema che prevede due coalizioni seppur politicamente alternative ma, comunque sia, accomunate dalla volontà di confrontarsi sul merito delle questioni che sono in cima dell’agenda politica nazionale. Questa, in sintesi, è la democrazia dell’alternanza con alleanze politiche che hanno ricette programmatiche alternative. Ed è proprio di fronte a questa situazione che emergono alcune contraddizioni di fondo che caratterizzano, purtroppo, l’attuale dinamica politica italiana. Una su tutte. Il sostanziale non riconoscimento politico e di governo da parte delle rispettive coalizioni. L’attuale centro destra e l’attuale centro sinistra.

Il rischio concreto

Ora, di fronte a questa situazione c’è un rischio concreto. Ovvero, quello di scivolare lentamente e forse inconsapevolmente in una deriva che un tempo si definiva come la logica degli “opposti estremismi”. Perchè, mutatis mutandis, è questo l’epilogo finale della radicalizzazione della lotta politica italiana. Una deriva che indebolisce la politica e, soprattutto, getta le basi per una progressiva caduta della qualità della nostra democrazia. Certo, va pur detto che la radicalizzazione del confronto politico non è una variabile indipendente o una causalità sganciata dalle concrete dinamiche politiche. Si tratta di una deriva che, purtroppo, è riconducibile ad una precisa identità di alcune forze politiche che poi, e di conseguenza, determinano i successivi comportamenti.

Dalla deriva fascista alla democrazia dell’alternanza

Detto in parole semplici, se la sinistra nelle sue multiformi espressioni trascorre le giornate ad accusare frontalmente il centro destra di una “deriva fascista”, di una “torsione autoritaria”, di una “svolta illiberale”, della “negazione delle libertà democratiche” e “cancellazione della libertà di espressione” difficilmente può decollare una vera e fisiologica democrazia dell’alternanza. E se, specularmente, dal centro destra arrivano messaggi meno violenti ma altrettanto delegittimanti, è abbastanza evidente che il tutto diventa una macedonia impazzita dove, di fatto, tramonta il ruolo della politica soppiantata dalle curve con i rispettivi ultras. Ed è proprio in questo concreto scenario che manca quella che un tempo i leader e gli statisti democristiani chiamavano semplicemente “politica di centro”. Che non è, come ovvio e scontato, una banale ed astratta equidistanza dagli altri schieramenti politici, ma un modo d’essere che fa del confronto, del rispetto degli avversari, della ricerca di soluzioni condivise e di un approccio ai problemi non ideologico ma pragmatico la sua ragion d’essere.

Gli opposti estremismi

Cos’è rimasto di tutto ciò nella perdurante radicalizzazione della lotta politica italiana contemporanea? Poco o nulla. Se poi a tutto ciò si aggiunge anche la delegittimazione morale dell’avversario/nemico si aggiunge una postilla che contribuisce ancor più a radicalizzare la lotta politica demolendo gli avversari anche sotto il profilo morale e personale prima ancora che politico. Ecco perchè, se si vuole realmente fare un passo in avanti nella direzione di una maturità del nostro confronto politico, si dovrà invertire rapidamente la rotta. Perchè la logica degli “opposti estremismi” ha un unico epilogo: indebolisce la qualità della democrazia, riduce l’efficacia dell’azione di governo e fiacca la credibilità delle istituzioni democratiche. Oltre ad allontanare i cittadini dalle istituzioni incrementando l’astensionismo elettorale È meglio pensarci bene prima che sia troppo tardi.