Avanti! della Domenica
Tra la Russia e La Russa
Il gioco di parole veniva facile. La seconda e terza carica dello Stato, appena incoronate dal nuovo parlamento, sono legate da un filo rosso che non è solo un divertente escamotage semantico. Ignazio Benito La Russa, neo presidente del Senato, è figlio d’arte: suo padre Antonino fu segretario del partito nazionale fascista della città d’origine e Ignazio si formò nel Fronte della Gioventù e poi nell’MSI. Che a qualcuno può sembrare sconveniente, ma al nostro no.
In un impeto di sincerità e forse anche di nostalgia, in campagna elettorale aveva dichiarato che “siamo tutti eredi del Duce” (del quale conserva un busto a casa). E che dire dell’uomo più vicino al segretario della Lega? Lorenzo Fontana, appena eletto presidente della Camera, la stessa il cui scranno più alto fu occupato da Sandro Pertini. Fontana è il Sancho Panza di Salvini, il più tifoso di Putin nella Lega, omofobo fino al midollo, non ha mai nascosto la sua ammirazione per Orban e Le Pen. Di lui si ricorda il saluto agli “amici” di Alba Dorata al congresso del 2016. Ci si sarebbe aspettati, nella scelta dei due presidenti, uno sforzo di maggior distensione, più in linea con le radici laiche e liberali della Costituzione. Affreschi che non sono solo “di colore”, come si dice nel linguaggio giornalistico.
Il punto è che nel confronto con il cuore dell’Europa, queste “storie” sono difficilmente accettabili dai nostri partner europei, con il rischio dell’isolamento dell’Italia, alla stessa stregua di polacchi e ungheresi con il rischio dell’isolamento dell’Italia, alla stessa stregua di polacchi e ungheresi con il rischio dell’isolamento dell’Italia, alla stessa stregua di polacchi e ungheresi. Come sarà il futuro di questa legislatura e forse un po’ anche dell’Italia, è scritto nella storia. Perché si sa, la storia non si rinnega e non si cancella mai. Nel bene e nel male.
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