Il seggio "cadente" al Csm
Tra un mese Davigo va in pensione, ma si incolla alla sua poltrona del Csm
Voi pensate che il Consiglio superiore della magistratura sia impegnato allo spasimo sul caso Palamara? Cioè sullo scandalo delle nomine teleguidate al vertice della magistratura, e pure delle sentenze – probabilmente – teleguidate, visto il potere soverchiante del partito dei Pm che – abbiamo scoperto dalle intercettazioni, ma già lo sapevamo – è in grado di condizionare o addirittura sottomettere un po’ di giudici amici. Oppure magari pensate che ora il Csm sarà impegnato anche per il caso Emilia, e la nomina del procuratore Mescolini, sollevato proprio dal nostro giornale.
Macché: il Csm è completamente preso dalla madre di tutte le battaglie condotte dall’incorruttibile Piercamillo Davigo. Il quale tra poche settimane compie 70 anni e deve andarsene in pensione e di conseguenza perde il seggio in Csm. Lui non ne vuole sapere di andarsene. È pronto a incollarsi, inchiodarsi, abbarbicarsi, abbracciarsi (scegliete voi il termine giusto) alla poltrona, tanto per usare una immagine che ai 5 Stelle piace molto e in genere usano in polemica coi parlamentari. Bisogna dire che i parlamentari sono molto più sobri del giudice Davigo.
Il caso Davigo sembra ormai diventato il vero pilastro della questione giudiziaria. Prima è successo che due gruppi parlamentari assai distanti (FdI e Pd) hanno presentato emendamenti a un decreto Covid con i quali spostavano, di nascosto, l’età di pensionamento dei parlamentari. Salvando Davigo. Li abbiamo beccati e gli emendamenti son saltati. Ora Davigo stesso sta facendo il diavolo a quattro e ha mobilitato, dicono, pure il Quirinale per ottenere che il Csm si pronunci sulla sua “eternità”. Il Csm resiste, anche perché, oggettivamente, la legge è molto chiara. Lui non demorde. Battaglia. La partita è tutta aperta, avvincente: ve la racconteremo nei prossimi giorni.
© Riproduzione riservata