Tradizione e tradimento hanno la stessa etimologia. Derivano entrambe dalla parola latina tradere, che significa “consegnare, trasmettere”. Pare che l’accezione negativa si sia consolidata nel latino cristiano, per indicare la consegna di Gesù da parte di Giuda. Il passato infatti, come ha scritto il direttore di questo giornale, Claudio Velardi, nel suo editoriale, ci incatena ai nostri pregiudizi e ci rende infelici. Poi aggiunge che solo il futuro dà respiro alla vita e alla politica e parla, in entrambi i casi, di dimensioni che non esistono.

Esiste invece l’adesso, ed è più simile ad un fiume che scorre che a una roccia che lo ostacola. Alla tradizione però si fa spesso appello, come valore positivo, come radice dalla quale far salire arbusti forti. Ed è un’immagine avvincente, persino vera, se fossimo piante. Eppure la tradizione tiene uniti gli uomini perché nelle sue pieghe si è costruita la ritualità, fatta di gesti, parole, opere e omissioni. Non è un caso infatti che il significato originario di “liturgia” sia quello di “luogo degli affari pubblici” e che derivi da laós, popolo, ed érgon, opera. È un fatto che allora la politica, in quanto scienza degli affari pubblici e soprattutto fatto umano, usi come suo strumento la trasmissione, la proiezione e la conservazione dei simboli. E il simbolo, che a sua volta deriva dal concetto di “tenere insieme”, ha una sua utilità ma non per questo ci indica la verità.

Se infatti torniamo alla premessa sappiamo che la tradizione è per definizione un tradimento, e la cronaca ce lo racconta nei gesti, nei canti, nelle frasi rituali, che si ripetono acriticamente senza riflessione. E vengono usate come lame, nello scontro politico, come collante di comunità, pure parlando di realtà che non esistono più. Allora ammettendo che anche il futuro non esiste, se si provasse almeno a coagulare consenso su di esso, piuttosto che sul passato, forse il messaggio sarebbe più vero, perché vissuto nel presente. Soprattutto sarebbe frutto di una riflessione e di un dubbio, non di una fede da accettare passivamente. E certo si potrebbe dire che anche il presente scorre veloce, correndo il rischio di diventare passato, ma se dobbiamo scegliere possiamo dirci che – tutto sommato – si tratterebbe di un tradimento perdonabile.

Michele Vitiello

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