Le proposte per la mobilità
Trasporti, va bene i soldi ma serve un piano

Negli ultimi due anni il Comune di Napoli ha speso 218,07 euro pro capite per il trasporto pubblico locale. Lo rivela uno studio condotto da Openpolis. Napoli è al quinto posto tra le città italiane con più di 200mila abitanti. Milano è in vetta alla classifica con 348 euro pro capite spesi per il trasporto pubblico, seguita da Venezia, Firenze, Roma e poi compare il capoluogo partenopeo. Dal 2016 al 2018 la spesa pro capite per la mobilità pubblica a Napoli è quasi raddoppiata, passando da 120,78 euro a 218,07 ma il trasporto continua a essere uno dei servizi più scadenti per i cittadini partenopei. «Non riesco a immaginare una condizione in cui spendere di più per il trasporto collettivo sia un errore. A Napoli il problema è legato, soprattutto, a una certa incapacità di guardare le cose nel loro complesso, di pianificare per tempo, di avere visioni strategiche e capacità di portarle avanti – spiega Gennaro Nicola Bifulco, professore di trasporti all’università Federico II – Si tratta di avere disciplina e lungimiranza, con una programmazione della spesa che sia impostata razionalmente e che persegua obiettivi di medio-lungo termine».
Quindi come concentrare gli sforzi delle amministrazioni per sostenere il potenziamento di un settore cruciale per la qualità della vita nelle città? «Cercando di assicurare un livello di qualità più alto al trasporto collettivo, di maggiore integrazione tra diverse modalità di trasporto, di maggiore integrazione tra il trasporto urbano e quello metropolitano e regionale – suggerisce Bifulco – e cercando di perseguire degli obiettivi di sistema e non degli obiettivi aziendali o per comparti. Mi piacerebbe una regia in grado di applicare modelli e strumenti moderni di pianificazione, programmazione e gestione dell’esercizio. Magari un’Agenzia per la Mobilità metropolitana che abbia un mandato importante e serio». Programmazione che dovrebbe tradursi in interventi concreti, quelli che a oggi mancano. «Dal punto di vista degli interventi concreti, mi auguro un piano che faccia leva sulle moderne tecnologie e su una loro competente applicazione al dominio dei trasporti – dice Bifulco – Mi farebbe piacere se si desse spazio alla integrazione tra modi di trasporto e tra diversi operatori a diverse scale territoriali e, alla scala urbana, si programmasse in maniera razionale la sinergia tra il trasporto pubblico, la pedonalità, la ciclabilità, l’economia dello sharing (che ritornerà importante dopo la triste pausa pandemica)».
Secondo alcuni dati Istat, in Italia, nel 2019, hanno usato tram, autobus e filobus tre milioni di persone tutti i giorni e tre milioni più volte alla settimana; nel Mezzogiorno sono stati circa 670mila gli utenti che hanno usufruito dei mezzi pubblici. Il trasporto pubblico risponde a un’esigenza sociale, perché assicura il diritto alla mobilità per tutti. Ma assolve anche una funzione economica perché contribuisce al “sistema di circolazione” dell’organismo territoriale e produttivo. «Un trasporto pubblico efficiente e di qualità è essenziale per il buon funzionamento del “sistema di circolazione”. Il trasporto pubblico permette di alleviare la pressione della mobilità privata sulla rete stradale, diminuendo livelli di congestione e impatto ambientale – conclude Bifulco – Quando il trasporto collettivo funziona male si innesca un meccanismo perverso che porta velocemente al degradarsi delle condizioni complessive di mobilità e delle qualità della vita».
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