Hanno l’ossessione per Silvio Berlusconi, e questo è scontato, oltre che fastidioso. Ma mostrano anche disprezzo per i giudici, dalle parti del Fatto quotidiano. Ipotizzano infatti, con l’ausilio di due sconosciuti “dirigenti di Forza Italia” (che probabilmente non esistono, se no sono due che dicono cretinate), che Berlusconi si sia arreso a una svolta “governista” e di sostegno a Giorgia Meloni in cambio della garanzia di una pressione politica sui giudici di Strasburgo che due anni fa hanno accolto il suo ricorso contro la sua unica sentenza di condanna.

Da che cosa deducono questa stranezza, una vera non-notizia, che mostra solo come Travaglio sia grande amico dei pubblici ministeri ma nemico dei giudici, soprattutto quando assolvono? Dal fatto che nei mesi scorsi la Presidenza del consiglio ha ritirato la costituzione di parte civile dai processi “Ruby ter” di Milano e “Escort” di Bari. Solo fantasie malate e ignoranza giuridica di chi è abituato a intervistare i citofoni possono dedurre che la decisione di un governo diverso da quello che si era costituito in quei processi possa essere determinante per il verdetto dei tribunali. Ma quanto disprezzo, quanta poca stima nei confronti dei giudici! Il “Ruby ter” era già su un binario morto, perché i reati non esistevano e anche per gravi “errori” della Procura della repubblica di Milano.

Che poi non erano state proprio semplici sviste, perché interrogare persone già indagate come testimoni, cioè senza difensore e con l’obbligo di dire la verità, è una gravissima violazione della legge e del diritto di difesa. Berlusconi sarebbe dunque stato comunque assolto, anche senza l’intervento di Palazzo Chigi, del resto arrivato solo il giorno precedente la sentenza. Per quel che riguarda il processo di Bari, l’ultimo della serie, dopo le assoluzioni di Milano Roma e Siena, l’imputazione è di “induzione a mentire”, uno di quei reati che non dovrebbero neppure esistere nel codice penale. Sulla base di questi precedenti sarebbe dunque, secondo il Fatto, stato stipulato un patto politico tra il governo italiano e i giudici della Cedu, con l’aiuto di Antonio Tajani. C’è quasi da vergognarsi a pensarlo, che i giudici possano essere comprati. Ma qualcuno pare pensarlo, anche se, verso la fi ne dell’articolo, si pone qualche dubbio. Sarebbe più facile invece, ma non si può chiederlo a uno come Travaglio, ricordare che quei magistrati europei avevano accolto il ricorso di Berlusconi contro quella condanna per frode fiscale a quattro anni di carcere, ma soprattutto a cinque di interdizione dai pubblici uffici, che lo avevano costretto ad abbandonare il suo seggio al Senato.

E non solo, perché subito dopo avevano inchiodato il governo italiano costringendolo a rispondere a dieci quesiti sulla regolarità con cui si era svolto il processo. Una di quelle domande aveva riguardato la strana tempistica di quel processo, nel Paese che proprio l’Europa ha spesso condannato per la lentezza. Da non crederci, dieci mesi per tre gradi di giudizio. Ci sarebbe da fare i complimenti alla giustizia italiana. Il primo grado si conclude a Milano con una sentenza di condanna il 26 ottobre 2012, l’appello l’8 maggio 2013 e la cassazione il primo agosto dello stesso anno. Cioè subito dopo gli appelli di un “grande” quotidiano che nel mese di luglio, appena due mesi dopo la sentenza di appello, mette va in allarme contro il rischio di prescrizione.

Tanto da ottenere che uno dei più grandi imprenditori italiani, il presidente del consiglio che aveva innovato la politica e portato l’Italia nella seconda repubblica, fosse giudicato su una questione “tecnica” come la frode fiscale non da una sezione specializzata della cassazione ma da quella feriale. Quella presieduta da Antonio Esposito che aveva emesso una sentenza di condanna su cui lo stesso relatore Amedeo Franco aveva in seguito detto ”hanno fatto una porcheria, perché che senso ha mandarla alla feriale?”. E intanto un altro protagonista di questa storia, il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, si affrettava a dire che la condanna era “immediatamente eseguibile”. A Strasburgo hanno dubbi. Tocca oggi dunque al Fatto lanciare un nuovo allarme: vuoi vedere che Silvio vincerà anche questa?

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.