Renzi ha presentato una memoria difensiva che dovrebbe anche servire a dare un orientamento ai Pm di Firenze che finora, sull’inchiesta Open, sono un po’ allo sbando: non ne hanno indovinato una. Anche perché l’impressione è che siano guidati più dalla furia di Marco Travaglio (il quale, ottimo polemista, di legge capisce pochino pochino) che dalle norme del diritto.

Nella memoria difensiva Renzi spiega che lui non ha mai avuto una corrente nel Pd. Lui era il capo del Pd, finché lo è stato, poi ha dichiarato esplicitamente che era contro le correnti e che casomai, se si fosse trovato in dissenso, sarebbe uscito dal partito e avrebbe fondato un suo partito, non una corrente. Cosa che – come è noto – ha fatto.

Dunque, se non si trova nessuna carta, nessun documento, nessuna testimonianza che dimostrano che esisteva una corrente renziana della quale Open era la cassaforte, il processo Open non si regge in piedi. Comunque, dice Renzi, sono pronto ad affrontare il processo e a spiegare bene ai magistrati come funziona la politica e come è disciplinata dalla Costituzione. A condizione che i Pm non sfregino apertamente la Costituzione.

Come? Per esempio violando la riservatezza della corrispondenza di un parlamentare e pretendendo di usare questa corrispondenza, magari non tanto nel processo, ma semplicemente per gettare fango su Renzi attraverso i quotidiani e qualche Tv. E proprio questo il punto sul quale Travaglio è andato su tutte le furie e ha richiamato all’ordine sia i Pm sia il suo partito.

Perché i rappresentanti del suo partito in Parlamento (5 stelle), in giunta si sono astenuti nel voto su questo argomento. Cioè non hanno ritenuto giusto votare contro la Costituzione sulla quale avevano giurato. Travaglio ha ordinato a Conte di imporre una retromarcia ai suoi parlamentari e quindi di votare in aula contro la Costituzione. Conte ha assicurato che obbedirà.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.