Il dossier della Corte d'Appello
Tribunale di Sorveglianza imbuto della giustizia napoletana: 52mila procedimenti pendenti
Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli ha chiuso l’anno giudiziario con circa 28mila procedimenti pendenti e 13mila definiti, a fronte di oltre 20mila casi sopravvenuti e altrettanti ereditati dal passato. L’Ufficio di Sorveglianza, invece, fa segnare 24mila procedimenti pendenti, oltre 31mila definiti, più di 39mila sopravvenuti e 16mila già in corso nel 2019. Sommati tra loro, i dati sulle pendenze che riguardano l’area della Sorveglianza ammontano a 52mila procedimenti. Vuol dire 52mila casi, un numero considerevole di persone. Per i più garantisti, migliaia di vite che continuano a essere appese al filo della giustizia.
Il dato è contenuto nella relazione annuale presentata dal presidente della Corte di Appello del distretto di Napoli, Giuseppe De Carolis di Prossedi. Ed è un dato che va letto tenendo presenti una serie di fattori: il numero di detenuti presenti nelle carceri campane che è tra i più alti d’Italia, il numero delle istanze che pendono dinanzi ai magistrati della Sorveglianza che pure raggiunge cifre da record e i vuoti negli organici degli uffici giudiziari che sono ormai una criticità annosa e incidono non poco sui tempi delle decisioni che riguardano detenuti e condannati che fanno richiesta di pene alternative alla detenzione in cella.
Chi si aspettava che, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, tra i vari drammi del momento si parlasse anche di carcere è rimasto deluso. Scavalcato dalla questione morale della magistratura, dalle emergenze sociali e criminali di Napoli e provincia, dall’analisi dei dati della giustizia napoletana ai tempi del Covid, il dramma dei detenuti nelle celle è rimasto ai margini del dibattito. A ricordarlo l’avvocato Antonio Tafuri, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, e l’avvocato Marco Campora, presidente della Camera penale di Napoli. Auspicando quanto prima una riforma del processo penale che restituisca centralità alla difesa, Tafuri ha evidenziato che «non è più procrastinabile il ripristino del rispetto dei diritti elementari della persona all’interno delle strutture carcerarie» e ha ribadito la richiesta del Consiglio di includere i detenuti tra le categorie a cui riconoscere priorità nel piano delle vaccinazioni «viste le disumane condizioni delle nostre carceri».
Campora ha affrontato il tema della Sorveglianza: «In questi mesi il Tribunale di Sorveglianza sta letteralmente affogando non essendo nelle condizioni di rispondere alle numerosissime e legittime richieste provenienti dai detenuti dell’intera regione. Nella primissima fase della pandemia solo il coraggio e la lungimiranza di taluni magistrati ha consentito di dare sollievo a una popolazione carceraria (tra cui vanno annoverate anche le guardie penitenziarie e il personale amministrativo) stremata da anni di disinteresse e minacciata dal rischio di un’esplosione del contagio nelle carceri. Ma allo stato la situazione appare immobile». Di mezzo ci sono i continui tagli alle risorse che hanno incancrenito una serie di criticità.
«Si è deciso di tagliare soprattutto nel settore più debole, di chi non ha voce, di non ha proiettori e semplicemente non produce consenso», ha tuonato Campora. Di qui l’appello rivolto alla politica e a tutti i settori della magistratura a unirsi alla richiesta dei penalisti: «Nell’ipotesi in cui dovessero essere effettivamente stanziate per la giustizia ingenti nuove risorse provenienti dal Recovery Plan, auspichiamo che una parte di esse siano destinate all’Ufficio e al Tribunale di Sorveglianza che è oggettivamente il settore della giustizia in questo momento più allo stremo». A Napoli, Ufficio e Tribunale di Sorveglianza si occupano di una popolazione attuale di 6.479 detenuti, più soggetti assegnati alle Rems o alle case di lavoro, e nell’ultimo anno hanno definito 39.671 procedimenti a fronte di una sopravvenienza di 50.470 casi. Inoltre, in tutto il distretto, sono state eseguite più di 13mila misure alternative (11.864 delle quali solo a Napoli), mentre sul fronte delle misure alternative alla detenzione sono state definite 7.036 istanze e 1.906 di applicazione della detenzione domiciliare.
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