Un solo addetto al front office e al Tribunale di Napoli Nord attese e disagi sono all’ordine del giorno, anche quando le presenze e i flussi delle attività sono ridotte, come ieri per via della sospensione elettorale. «Il problema è che si vogliono fare le nozze con i fichi secchi – afferma l’avvocato Felice Belluomo, presidente della Camera penale di Napoli Nord – Il tribunale di Napoli Nord è il quinto in Italia per carico di lavoro ma la scopertura di personale supera il 40%». A ciò si aggiunga che il Tribunale ha competenza su un vastissimo territorio della provincia napoletana e di quella casertana.

«Più volte – aggiunge il presidente dei penalisti – abbiamo invitato il ministro della Giustizia che fa tante visite a sorpresa. Noi in tribunale ci siamo tutti i giorni. Quando vuole, quindi, anche a sorpresa, Bonafede può venire, lo aspettiamo di buon grado perché a più riprese abbiamo segnalato la necessità di fargli toccare con mano la situazione di Napoli Nord. Santa Maria Capua Vetere o Torre Annunziata, per citare tribunali che sono vicini, hanno più personale di Napoli Nord che ha circa il doppio delle iscrizioni e dei fascicoli trattati». Lo smart working in piena emergenza-Covid ha messo un altro carico, esasperando annose criticità. «Lo smart working, che è stato sdoganato dal Ministero durante il periodo del Covid, è un ulteriore esempio dell’improvvisazione – sostiene Belluomo – perché si è autorizzato uno smart working ai dipendenti della giustizia (e questo in tutta Italia) togliendo risorse dagli uffici e ben sapendo, o non sapendo (il che sarebbe ancora peggio), che da casa questi lavoratori non possono fare nulla. E poi – aggiunge – ci sono altre assurdità italiane, come quella per cui durante il lockdown si è dato corso a una serie di accordi, protocolli, concordati tra uffici giudiziari, associazioni forensi e Consigli dell’ordine per il deposito telematico di atti nel settore penale senza che però vi fosse una copertura normativa su questo aspetto».

Ci sono, dunque, molti atti che continuano a dover essere depositati fisicamente, il che in un tribunale come quello di Napoli Nord, dove al front office c’è un solo addetto e gli avvocati possono accedervi dalle 10 del mattino perché le risorse sono poche anche per garantire i controlli della temperatura ai varchi, si traduce in una farraginosità che si riversa sull’utenza finale, cioè sui cittadini. «La conseguenza – osserva il presidente dei penalisti – è che Napoli Nord sta diventando un tribunale di frontiera dove in molti si riempiono la bocca parlando di lotta all’illegalità della Terra dei Fuochi e delle organizzazioni camorristiche, ma di fatto non si investe nelle risorse per dare risposte di giustizia». A fronte di sforzi per far riprendere i processi e ritornare al normale ritmo delle udienze, i problemi legati alla burocrazia amministrativa restano senza soluzione.

«Le criticità maggiori – spiega Belluomo – sono nella fase del procedimento, da quando si deve depositare una nomina a quando inizia il dibattimento. Per gli avvocati la grande difficoltà è avere una risposta e non perché i vertici degli uffici non siano in grado. Anzi, con loro i rapporti sono sempre collaborativi e cordiali, ma perché il tema è quello che dicevo prima: non si possono fare le nozze con i fichi secchi per cui, se si valuta di aggiungere un’unità al front office, si rischia di creare nuove scoperture e bloccare un altro ufficio».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).