Il conflitto
Triplice tregua: Vladimir incassa il rinvio senza penale. Trump giganteggia e Zelensky si mostra pronto

La risposta di Vladimir Putin ieri è arrivata in due tempi: una al mattino sullo schermo della sala delle conferenze stampa, in cui diceva con imbarazzo e rammarico di non poter aderire al cessate il fuoco immediato proposto dagli americani che avevano incassato il consenso dell’ucraino Zelensky. Poi nel pomeriggio, dopo un incontro a due col suo omologo bielorusso Lukashenko, ha rilasciato una seconda dichiarazione in cui Putin non ha detto di voler ordinare il cessate il fuoco prima di essere sicuro che si vada verso una pace che rimuova le cause che del conflitto.
La direzione giusta
Un tale ordine potrebbe partire soltanto quando lui, Putin, fosse sicuro che la pace per cui si lavora vada nella direzione giusta rimuovendo le cause del conflitto. Putin ripete che l’operazione militare speciale si è resa necessaria perché il confinante Stato ucraino voleva entrare nella Nato, cosa questa assolutamente inaccettabile dalla Russia che anzi vuole vietare anche l’ingresso nell’Unione Europea. Come il Presidente russo ripete ogni volta che ne ha l’occasione, la “pace giusta e duratura” si può ottenere se e soltanto se l’Ucraina sarà uno Stato neutrale disarmato e inserito nella “sfera d’influenza russa” con la garanzia che non entri mai nella Nato e nell’Unione Europea. Se questo è ciò che intende Putin, il cessate il fuoco non è contemplato e la guerra continua.
Le cause della crisi
Tuttavia, ha ammesso che l’idea di un cessate il fuoco è buona. solo nel caso in cui porti a una pace durevole “con la rimozione delle cause della crisi”. La rimozione delle cause della crisi nel linguaggio putiniano significa che prima del cessate il fuoco dovranno essere riconosciute “le cause della crisi”. E cioè la garanzia di una Ucraina sottomessa nella “sfera di influenza”, con ingresso vietato sia alla Nato che all’Unione Europea. Il motivo principale della ritrosia di Putin sta nello sforzo che la Russia sta producendo per liberarsi della testa di ponte ucraina nell’oblast russo di Kursk.
Inoltre, Putin non ha pensato di allentare la pressione sul Donbass su cui i russi avanzano e muoiono senza raggiungere l’obiettivo della conquista. E sembra ovvio che la partita non sia chiusa perché il processo di pace non è inizierà fin quando una delle due parti pone delle precondizioni prima del cessate il fuoco. Donald Trump è comunque vittorioso per aver messo Putin con le spalle al muro costringendolo ad ammettere di non essere ancora in grado di fermare la guerra, Trump aveva spedito a Mosca una squadra di suoi inviati per non dare l’impressione di imporre un brutale ultimatum e per conoscere in modo chiaro che coda ha in mente Putin. Prima della risposta di Putin, il Presidente americano aveva detto: “Se volessi potrei infliggere alla Russia d danni economici devastanti. Ma non è quel che voglio e con i russi voglio fare affari”. Putin a sua volta ieri ha definito gli americani come “partner”. Emerge per ora, di una situazione “win-win” in cui apparentemente vincono tutti. Trump giganteggia come negoziatore volenteroso e inflessibile e Putin incassa quasi certamente un rinvio senza pagare alcuna penale per proseguire la sua fallimentare guerra pagando soltanto come prezzo, l’imbarazzo di una pessima figura.
Il sospiro di sollievo
Volodymyr Zelensky è il terzo “win” perché ha dimostrato di essere pronto a sospendere i combattimenti e allo scambio dei prigionieri. Il Presidente ucraino ripete in ogni dichiarazione: “Vedete? È Putin che dice no all’opportunità offertagli da Trump alla quale noi ucraini abbiamo aderito accettando anche sfruttamento minerario delle nostre risorse”. Alain Frachon editorialista di Le Monde scrive. “Trump si sbaglia se pensa che un cessate il fuoco condiviso sia un passo da gigante verso la fine della guerra fra Mosca e Kiev”. E questa è anche l’opinione del mondo diplomatico. Gli americani hanno ripreso a rifornire gli ucraini di armi, immagini satellitari e denaro e tutti tirano per il momento un sospiro di sollievo compresi europei e inglesi: la guerra per ora continua.
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