Era una prassi fino all’inizio del secolo scorso. In alcune aree del Paese anche fino alla metà del ‘900. Allora si chiamavano in casa le cosiddette levatrici. Oggi la corsa è all’ostetrica. E la tendenza si registra un po’ in tutto il mondo: molte donne vogliono partorire in casa. E vogliono farlo per paura di contrarre il coronavirus in ospedale e ovviamente per proteggere i loro neonati. A influire, probabilmente, sulla scelta gli episodi degli ospedali diventati focolaio di Covid-19 a causa di negligenze o impreparazione. In questi casi, comunque, fanno poca differenza i percorsi dedicati nelle strutture sanitarie, seppur sicuri e protetti. E i numeri quindi sono in aumento, anche se parlare di boom non è sempre adeguato.

In Italia, per esempio, un segnale sulla tendenza lo ha lanciato la presidente dell’Ordine della professione ostetrica di Roma Iolanda Rinaldi. “Non ce lo saremmo mai aspettato – ha detto a il Messaggero – ma la situazione è cambiata. E con lei anche le scelte. Non escludo che nei prossimi mesi altre decideranno così. Anche se in ospedale è tutto organizzato in grande sicurezza. Certo non possiamo avere il contatto umano che normalmente ci aiuta a lavorare dal momento che siamo coperte da mascherine e visiere ma ci si adegua. A volte basta uno sguardo per capirci con le donne durante il travaglio. Ora è un po’ più complicato”.

L’anno scorso, nel mese di marzo, meno di 10 mamme avevano partorito tra le mura domestiche. Nel marzo 2020 sono state 16. Un incremento di oltre il 50%. Perciò sono stati attivati, tra consultori e ospedali, dei centri di ascolto e proposti dei corsi online di preparazione al parto. “Tutte, anche quelle che sono Covid positive, hanno felicemente partorito assistite insieme ai loro bambini – continua a spiegare Iolanda Rinaldi – C’è chi teme di andare a fare i controlli previsti e chi pensa di non poter allattare. Noi ci siamo prima e dopo il parto quando si torna a casa. Ora si devono placare i normali timori di una donna in gravidanza e anche le ansie generate da una situazione di questo tipo. L’isolamento, per molte, è davvero un grande ostacolo. Ma possono chiedere aiuto a noi”.

La paura, dunque, in molti casi è più forte della fiducia nel sistema sanitario. E così a New York “alcune ostetriche sono più richieste di una parrucchiera in tempi normali”. Perché quelle specializzate nel parto sono molto rare. Lo ha scritto il New York Times. Il governatore dello stato Andrew Cuomo si è impegnato sulla questione e ha annunciato: saranno autorizzati dei ‘birthing center’ che saranno alternativi agli ospedali, che nel frattempo c’è chi continua a evitare.

“Quando ho saputo che l’ostetrica mi avrebbe preso sotto le sue cure, mi sono sentita come se fossi stata accettata nel college dei miei sogni”, ha confidato al Nyt Meghan Perez, 35 anni, una parrucchiera di Long Island alla sua 26 settimana di gravidanza. A proporle la soluzione di partorire a casa, in questo caso, il marito. Nello stato di New York, seguendo certi requisiti, è possibile. L’ostetrica, però, deve avere un accordo di collaborazione scritta con un ospedale o un medico. Ma non è così dappertutto: in circa metà dei 50 Stati americani partorire in casa è illegale. Perché troppo pericoloso. A confermare il trend nella Grande Mela il Brooklyn Birthing Center, uno dei tre principali centri per le nascite a New York. Il reparto ostetricia accoglieva circa 15 richieste a settimana prima della pandemia. Con l’emergenza coronavirus sono salite anche a 200 a settimana.

Euronews ha raccolto alcune storie di chi ha scelto di partorire a casa o di chi si è quantomeno messo il problema. Claire, per esempio, ha dato alla luce Acer a casa sua, a Oxford, in Inghilterra. “Mi è stato consigliato di prendere in considerazione di partorire in casa il mio secondo bebé – ha detto – Anche se ero indecisa fino all’ultimo perché nell’esperienza passata mi sono trovata molto bene con le ostetriche dell’ospedale che mi hanno dato molti consigli”.

Il nodo della questione, spesso, sono le regole delle sale parto che cambiano da Paese a Paese. Mervi Jokinen, la presidente dell’Associazione europea delle ostetriche ha dichiarato in merito: “Il compito più importante delle ostetriche è saper dare delle risposte confortanti e vere alle donne in attesa di partorire. Ostetriche, partorienti e team medico in sala parto devono avere una buona intesa. Questa è effettivamente la cosa più importante per ridurre la paura e l’ansia”.

È bene ricordare che in Italia non esiste alcuna emergenza per quello che riguarda i reparti Maternità. Gli ospedali hanno  attivato dei percorsi alternativi che permettono l’accesso e il lavoro in sicurezza. Non esiste neanche un’emergenza Covid per quello che riguarda i neonati: sono circa 25, secondo la Società Nazionale dei Pediatri, e soffrono sintomi lievi, come ha detto il presidente Alberto Villani.

Redazione

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