Donald Trump è stato chiaro: è la Cina il vero obiettivo della sua guerra commerciale. E come ha spiegato anche il New York Times, il leader cinese Xi Jinping si trova di fronte a un dilemma. Da una parte deve rispondere ai dazi ed evitare di apparire debole. Dall’altra parte però deve anche fare i conti con una realtà in cui Washington è il principale rivale di Pechino ma anche il suo migliore partner commerciale. Una condizione che rende molto difficile la posizione cinese e lo si vede anche dalle dichiarazioni dei ministri e dagli editoriali dei quotidiani legati al Partito comunista. Ieri, il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, ha parlato chiaro. La mossa di Trump, secondo il portavoce di Pechino, “danneggia profondamente il sistema multilaterale degli scambi basato sulle regole e destabilizza l’ordine economico globale”. E l’avvertimento di Lin è stato altrettanto netto: Pechino non provoca né cerca conflitti, ma se Washington proseguirà in questa guerra, “la Cina la affronterà fino in fondo”. Trump è convinto che alla fine Xi cercherà una soluzione. E ieri, sul social Truth, il presidente Usa ha annunciato che “anche la Cina vuole fare un accordo, tanto, ma non sa come avviarlo”.
Trump aspetta Xi
Ma mentre Trump attende la telefonata di Xi, il governo cinese inizia a muovere le sue pedine per passare al contrattacco. Una reazione economica ma soprattutto strategica. Sul fronte commerciale, l’obiettivo di Xi, è fare fronte comune col resto dei Paesi colpiti dai dazi. Il premier Li Qiang ieri ha sentito al telefono la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. I due leader hanno discusso delle relazioni bilaterali tra Ue e Cina, hanno concordato la necessità di creare un meccanismo che reagisca subito agli squilibri commerciali. E ora Bruxelles e Pechino preparano il summit di luglio per i 50 anni delle relazioni tra il blocco europeo e l’Impero di Mezzo. Il rischio per l’UE è che la Cina inondi i mercati del Vecchio Continente una volta bloccato il flusso verso gli Stati Uniti. E Bruxelles vuole evitare questo scenario. Ma in un momento di turbolenze, per l’Ue guardare all’Estremo Oriente è un’opzione concreta. Così come lo è per la Cina guardare verso Occidente e altri mercati preoccupati dalle mosse trumpiane. Anche l’India, storico rivale (e partner) di Pechino, è stata inserita nei piani cinesi. La portavoce dell’ambasciata a Nuova Delhi, Yu Jing, ha scritto su X che “di fronte all’abuso delle misure tariffarie da parte degli Stati Uniti”, “i due più principali Paesi in via di sviluppo dovrebbero unirsi per superare le difficoltà”.
Il peso di Pechino sulla guerra
E per la Repubblica popolare è essenziale stringere e blindare le relazioni con i partner più importanti, anche per spingere gli Usa a più miti consigli. Ma Xi ha in mente anche altri strumenti per fare pressioni sull’amministrazione Trump. Strumenti che non riguardano necessariamente il fronte commerciale, ma che sono leve utili nei dossier che interessano di più il presidente Usa sul piano politico e strategico. La cattura di due soldati cinesi in Donbass da parte delle forze ucraine ha riacceso i riflettori sul peso di Pechino nella guerra in Ucraina. “I cittadini cinesi che combattono nell’esercito d’invasione russo in Ucraina mettono in dubbio la posizione dichiarata della Cina a favore della pace”, ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sybiha. Kiev ha convocato l’incaricato d’affari cinese per chiedere spiegazioni urgenti.
Il ruolo fondamentale di Xi
Ma il segnale è che Xi ha ancora un ruolo fondamentale nel convincere Vladimir Putin sul fronte che più interessa sia lo “zar” che Trump. E la Cina ha fatto capire di avere anche un’altra leva: l’Iran. Dopo l’annuncio da parte di Trump sui colloqui con Teheran riguardo il programma nucleare, ieri il governo di Pechino ha confermato la volontà di coordinarsi sul dossier insieme a Russia e Iran. A Mosca c’è stato un primo round di colloqui a livello di esperti. Ed è chiaro che Xi (così come Putin) ha tutto l’interesse a far capire al capo della Casa Bianca che il dialogo con gli ayatollah passerà anche dal placet della Cina: partner strategico dell’Iran e alleato della Russia.