"Sprechi, frodi e abusi"
Trump contro i think tank, è guerra all’indipendenza: così vuole indebolire le voci critiche delle istituzioni
La retorica della lotta agli sprechi nasconde una strategia contro i corpi intermedi

Se è vero che la politica pratica l’arte del possibile, allora i centri di ricerca e i think tank ne praticano almeno cinque: l’impensabile, l’estremo, l’accettabile, il ragionevole e il popolare. Questa fu la conclusione a cui giunse il politologo americano Joseph Overton nel disegnare lo spettro delle possibilità politiche, noto come la “finestra di Overton“. Evidentemente, l’idea che i pensatoi indipendenti possano fornire questo tipo di spunti alla società americana non piace a Donald Trump. Le ultime misure della sua amministrazione, che si aggiungono ai tagli alle università, ai media, al ministero dell’Istruzione e all’assistenza allo sviluppo, hanno preso di mira i think tank indipendenti.
Tra i vari ordini esecutivi, il presidente Usa ha imposto la chiusura del Centro Internazionale per Studiosi Woodrow Wilson, mentre i sodali di Elon Musk sono entrati di forza con gli agenti dell’FBI nello United States Institute of Peace per imporre il licenziamento del suo presidente. È difficile vedere come queste azioni rispondano all’obiettivo di combattere “sprechi, frodi e abusi“, quando le organizzazioni in questione gravano sul bilancio federale in modo spesso trascurabile e quando vengono attuate in questi modi brutali. Il vero obiettivo è simbolico e intimidatorio.
Personalmente, avendo lavorato con alcune di queste organizzazioni per molti anni, tra le altre cose come ricercatore al Wilson Center di Washington, non mi vengono in mente istituzioni più professionali e bipartisan nel panorama della ricerca politica degli Stati Uniti. Questi think tank sono una delle realizzazioni più compiute di ciò che conosciamo come corpi intermedi. Il loro ruolo è quello di nutrire il tessuto sociale delle democrazie liberali. Creano conoscenza pubblica, propongono soluzioni ai problemi, spingono i decisori a fare di più e meglio. Un bravo think tanker è un triatleta: non è solo un accademico, ma ciò che scrive deve essere metodologicamente rigoroso; non è un consulente politico, ma spesso i suoi consigli sono più influenti di qualcuno all’interno del Palazzo; non è un giornalista, anche se i suoi commenti sono spesso più perspicaci di alcune celebrate penne.
Se è ragionevole aspettarsi da loro obiettività, è irragionevole pensare ai think tank come completamente neutrali. Come tutti gli esseri umani, abbiamo una visione del mondo che plasma le nostre opinioni. Ecco perché, nel campo degli affari internazionali, avremo think tank europeisti, atlantisti e altri no. Quello da cui un think tank non può prescindere è l’indipendenza. Per questo è fondamentale la trasparenza sulle fonti di finanziamento ed è auspicabile puntare alla loro diversificazione per non dipendere da un singolo mecenate. Il problema a cui abbiamo assistito, soprattutto negli ultimi anni, è quando i think tank diventano veicoli più o meno occulti di interessi particolari. Un think tank può essere legittimamente di ispirazione libertaria o socialista; ma se la ricerca è prodotta per promuovere un programma specifico, finanziato da qualcuno o qualcosa che ne trae vantaggi, allora diventa propaganda. Trump stesso si è avvalso ampiamente di think tank schierati dalla sua parte: dopotutto, l’idea di svuotare l’amministrazione federale con tagli fatti ad arte viene dal più importante pensatoio conservatore, l’Heritage Foundation.
Il punto che dobbiamo tenere ben chiaro in Italia è che quello che sta avvenendo negli Stati Uniti non ha nulla a che fare con una spending review. Si tratta di silenziare le fonti di una visione del mondo che l’America ormai non sposa più, con metodi identici alle purghe dei regimi autoritari. Si tratta di rinnegare quell’idea di soft power fatto di un’America che influenzava e persuadeva il mondo con la forza delle idee. Si tratta di smantellare uno per uno i pilastri della democrazia liberale e dello Stato di diritto, a partire dai suoi organi di controllo, quali sono appunto i corpi intermedi. Tenga ben chiaro tutto questo chi in Italia si propone come pontiere con questa amministrazione e spera di creare una comunanza di intenti o di trarne vantaggi. Come direbbero Oltreoceano: facciano attenzione a cosa sperano.
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