La ricerca delle ragioni profonde di una vittoria o di una sconfitta deve essere lasciata nelle mani degli studiosi delle scienze sociali e di quelle degli statistici dei flussi elettorali. Un tempo, per la verità, anche i partiti – quando questi contenitori erano organismi funzionanti e non scatole vuote – avevano al proprio interno dei funzionari bravissimi a leggere il voto. Ma – nell’attesa di conoscere i risultati di questi studi – c’è un primissimo dato che questa campagna elettorale a stelle e strisce ci ha svelato e che racconta una trasformazione di non poco conto, che avrà un peso crescente anche nei prossimi anni: è l’avvento della reel democracy che coincide con la real democracy.

La sfida

Il gioco fonetico è alquanto stupido, lo ammetto, ma è anche il più efficace per raccontare quanto la sfida per l’attenzione digitale degli americani – in cui si sono impegnati strenuamente Donald Trump e Kamala Harris – si è consumata in via principale su Instagram e TikTok, le due piattaforme social che valorizzano come nessun’altra i contenuti video. Non solo, ma i reel e i video che hanno funzionato di più in termini di coinvolgimento dei follower che li hanno visti e condivisi, sono quelli che raccontavano la quotidianità uguale e speculare di ogni americano, da New York a Seattle. Una narrazione non forzata e nella quale lo stesso candidato appariva a suo agio, senza esser visto o percepito come fuori luogo, estraneo al contesto raccontato. Insomma, il reel come testimonianza di autenticità, di una realtà genuina e sincera, mai forzata.

Numeri

Così l’account Instagram di Trump, dall’1 agosto al 5 novembre (giorno del voto), ha pubblicato la bellezza di 1.144 post di cui però il 52,5% (parliamo di 600 contenuti) è reel. Nell’ultimo mese di campagna elettorale, giusto per dare un ulteriore dato della capacità di questi contenuti di calamitare l’attenzione, la media delle visualizzazioni dei reel è stata di 14.547.116, decisamente meglio di qualunque altro passaggio televisivo. Ancora meglio ha fatto Kamala Harris: nello stesso periodo sull’account Instagram della candidata democratica sono stati postati 644 contenuti, di cui 365 (pari al 56,6% del totale) sono dei reel. La media delle visualizzazioni della dem ovviamente è più bassa anche per il minor numero di follower che seguono l’account, ma resta in ogni caso una media invidiabile. Infatti solo nell’ultimo mese ogni reel è stato visto mediamente 8.353.307 volte.

I numeri delle visualizzazioni diventano ancor di più straordinari per entrambi se ci trasferiamo da Instagram a TikTok, piattaforma che negli Stati Uniti è utilizzata ogni mese da 170 milioni di persone. Il video di lancio dell’account di Trump, datato 2 giugno 2024, ha collezionato la ragguardevole cifra di 178 milioni di visualizzazioni, mentre quello con lo youtuber e wrestler Logan Paul di visualizzazioni ne ha ottenute 167 milioni. Per completare la rassegna della reel democracy, ci sono anche le visualizzazioni TikTok di Kamala Harris: il video più visto è del 23 agosto, in occasione della convention democratica di Chicago, con 86 milioni di riproduzioni.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).