La 'sparata' del tycoon
Trump evoca una nuova Capitol Hill: “Mi arrestano martedì, riprendiamoci il Paese”
Il richiamo è sinistramente simile a quello del 6 gennaio di tre anni fa, quando sostanzialmente invocò l’insurrezione dei suoi “fedelissimi” contro Capitol Hill, un assalto di migliaia di supporter che provocano tra l’altro quattro vittime.
Donald Trump torma ad utilizzare quei toni per scatenare la piazza dei più estremisti tra i i suoi seguaci nel Partito Repubblicano e questa volta lo fa tramite la sua personale piattaforma social, Truth, nata proprio in risposta al ‘ban’ (oggi revocato) da parte dei principali social come Facebook, Twitter e YouTube.
Il 76enne ex presidente degli Stati Uniti, il primo esponente repubblicano a candidarsi alle primarie del partito, ha chiesto la mobilitazione dei suoi in risposta a quello che ha annunciato come un dato di fatto: martedì 21 marzo il tycoon sarà arrestato dal procuratore distrettuale di Manhattan.
“Fughe di notizie illegali dal corrotto ufficio del procuratore di Manhattan indicano che l’ex presidente degli Stati Uniti sarà arrestato martedì della prossima settimana. Manifestiamo, riprendiamoci il Paese”, ha scritto Trump sul proprio profilo di Truth, non indicando altri dettagli.
Sulla sfondo c’è infatti una delle tante magagne giudiziarie dell’ex presidente: quella riguardante i suoi rapporti con l’ex pornostar Stormy Daniels, quei 130mila dollari che secondo la procura distrettuale di Manhattan il tycoon ha fatto avere alla donna tramite il suo ex avvocato Michael Cohen alla fine della campagna elettorale del 2016 per comprare così il suo silenzio su un loro “inocntro extraconiugale”.
Una storia confermata dallo stesso Cohen, che ha raccontato il tutto al super procuratore Robert Mueller e che ha scontato tre anni per questo: lunedì l’ex avvocato di Trump ha testimoniato davanti alla procura distrettuale, confermando per l’ennesima volta tutta la storia dei pagamenti.
Già prima dell’appello di Trump sui social, le forze dell’ordine temevano proteste ed eventuali episodi di violenza da parte della frange più violente dei supporter di Trump: per questo da giorni si sta preparando un piano di sicurezza nel caso l’ex presidente dovesse presentarsi in tribunale a New York oppure dovessero esserci manifestazioni dei suoi sostenitori.
L’uscita odierna di Trump appare al momento come un modo per serrare i ranghi dei suoi supporter: come sottolinea il New York Times, tre persone a lui vicine hanno affermato al quotidiano della Grande Mela che il suo team non è a conoscenza specifica di quando potrebbe arrivare un atto d’accusa o quando potrebbe avvenire un eventuale. Insomma la data di martedì appare al momento inventata.
There was no immediate indication as to why Donald Trump appeared confident that he would be arrested on Tuesday. Three people close to him said his team had no specific knowledge about when an indictment might come or when an arrest could be anticipated. https://t.co/jVjSTRGgKr pic.twitter.com/uw6KMlgccs
— The New York Times (@nytimes) March 18, 2023
Se incriminato, Trump diventerebbe il primo ex presidente degli Stati Uniti della storia a dover affrontare un processo penale. Quella sui soldi girati a Stormy Daniels per il suo silenzio non è l’unica inchiesta in cui il tycoon rischia l’incriminazione: ci sono anche quella in Georgia sul suo tentativo di rovesciare il voto e le due indagini federali sull’insurrezione di Capitol Hill e sulla gestione dei documenti riservati trovati nella sua residenza di Mar-a-Lago.
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