Le accuse
Trump, il caso senza precedenti: da detenuto a candidato alla Casa Bianca. La Costituzione tace, e si aspetta il verdetto della Corte Suprema
“Can a convicted felon, even run for Office?”. Può un carcerato perché condannato candidarsi alla Casa Bianca? Questa domanda un tempo surreale diventa ogni giorno più concreta perché accade negli Stati Uniti ciò che non si era mai visto né in America né altrove: un ex Presidente e probabile candidato è accusato e talvolta arrestato (e subito liberato su cauzione) per reati ora gravissimi, ora bizzarri e disconnessi, tanto che il New York Times ogni tanto deve settimanalmente pubblicare un manuale di riepilogo come quando vanno in onda le serie televisive più complicate, come il Trono di spade.
Il procuratore della Georgia ha convocato il leader repubblicano al tribunale proprio nelle date, giorno e ora, in cui si svolgeranno primarie e caucus repubblicani: “Lei è come tutti gli altri cittadini, mister Trump, e si presenterà dove e quando questo tribunale riterrà di chiamarla”. Ma è a New York che il tycoon sta giocando la partita più dura perché è accusato, fra l’altro, di aver gonfiato per due miliardi il valore delle sue aziende, la “Trump Organization” per ottenere a prezzi stracciati assicurazioni e servizi finanziari. L’Ufficio di Letitia James, Attorney General dello Stato di New York e nemica implacabile di Trump, è servito da uno stuolo di avvocati dell’accusa che passano al setaccio ogni business di Trump accusato di aver trascurato il suo mandato. E lui risponde di aver “salvato milioni di vite umane, fermando la guerra”.
L’ultima inchiesta è sulla sua tenuta di “Mar a Lago” in Florida, la residenza privata, ma anche uno dei teatri della politica estera visto che ha avuto come ospiti il Presidente cinese Xi Jinping e Kim Jong Un il presidente della Corea del nord, uno degli uomini più armati del pianeta. I procuratori di New York sapere tutto su “Mar a Lago” e Trump risponde: “Quella proprietà è stato il migliore affare della mia vita, e un sacco di gente mi chiede se intendo venderla perché la vogliono a qualsiasi prezzo”. “Ci dica i nomi”, intimano i procuratori. E lui: “Preferisco non farne per non metterli nei guai”. E il procuratore: “Visto? Mente! Il prezzo è gonfiato e nessuno comprerebbe quella tenuta”.
Battibecchi, ma Trump ha una strategia al di là delle schermaglie e che sta nella ripetuta affermazione secondo cui “il mondo è sull’orlo dell’olocausto nucleare, mentre politici irresponsabili fanno finta di avere la situazione sotto controllo, mentre la guerra sta per fare un salto di livello letale”. Infatti, ripete nelle quotidiane interviste sulle scale dell’aereo: “Ho evitato la terza guerra mondiale mentre ero presidente, ma appena ho lasciato la Casa Bianca, i Democrats non solo non sanno come fermare la guerra ma anzi la alimentano”. Il perno della sua campagna è quello di ridicolizzare le accuse che lo porteranno certamente al processo e forse in carcere sostenendo che la guerra mondiale è ormai è alle porte e che soltanto lui sarebbe in grado di fermarla “prima della catastrofe”.
Non è un caso che ancora oggi Vladimir Putin non faccia mistero di sostenerlo, perché la politica di Trump resta quella annunciata anche durante la sua presidenza: abbandono dell’Europa al suo meritato destino, visto che si tratta – Germania per prima – di un’accolita di sfruttatori presuntuosi che pretendono di essere difesi dagli Usa in caso di aggressione russa, senza spendere un euro. La sua versione, di fronte alle accuse che piovono a mitraglia su di lui è ovvia, ma efficace: le procure in mano ai democratici, su mandato della Casa Bianca di Joe Biden, cercano qualsiasi disperatamente di farlo fuori prima che una Convention repubblicana possa sceglierlo di nuovo. Questo è il motivo per cui il più potente Paese del mondo si trova oggi spaccato e diviso su una questione apparentemente assurda: esiste un reale motivo giuridico che possa impedire a un detenuto di correre di essere eletto e diventare di nuovo il “Commander in chief”? La Costituzione non dice nulla a riguardo, e non esistono precedenti. Dunque si aspetta che la Corte Suprema si esprima. “Non emettiamo sentenze su fantasie popolari”, è stato il commento non ufficiale.
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