Le 700 pagine di documenti che contengono le comunicazioni su quanto accaduto il 6 gennaio 2021 al Campidoglio, l’assalto a Capitol Hill compiuto dalle ‘truppe’ fedeli a Donald Trump in cui morirono 5 persone, dovranno essere consegnate alla commissione della Camera dei rappresentanti che indaga sull’evento.
A deciderlo è stata la Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha così respinto la richiesta avanzata dall’ex presidente e tycoon di mantenere nascosti quei documenti che potrebbero provocare altri guai di immagine.
Trump aveva chiesto di sospendere una sentenza di una corte d’appello federale, ma la Corte Suprema ha confermato la sentenza del tribunale di grado inferiore.
Il loro contenuto, al momento, è sconosciuto: gli analisi americani, scrive l’Agi, evidenziano che tra le 700 pagine vi possano essere di e-mail, bozze di discorsi e registri delle visite che potrebbero rivelare esattamente cosa è successo alla Casa Bianca durante l’assalto al Campidoglio e nei giorni circostanti.
Uno smacco per Trump. La Corte Suprema, ormai a maggioranza conservatore grazie alle nomine avvenute durante il suo mandato presidenziale, ha infatti respinto la sua richiesta di mantenere top secret la documentazione. L’ex presidente aveva infatti rivendicato il diritto alla alla riservatezza per gli atti dell’esecutivo, per i suoi avvocati infatti “un ex presidente ha il diritto di far valere il privilegio esecutivo, anche dopo il suo mandato”.
Tesi che non ha trovato d’accordo i nove giudici che a maggioranza schiacciante, 8 voti a uno, hanno deciso di aprire le porte degli archivi nazionali statunitensi, che hanno in custodia i documenti, per consegnare alla commissione alla Camera che indaga sui fatti del 6 gennaio 2021.
A votare a favore è stata esclusivamente la giudice conservatore Clarence Thomas, isolata anche dagli altri cinque membri ‘di destra’ della Corte, compresi i tre nominati da Trump che si sono uniti a quelli di tendenze liberali.
Una mazzata per il tycoon, che ha accusato il comitato della Camera dei rappresentanti controllata dai democratici di condurre un’indagine su un “nemico politico“.