Noi e l'America
Noi & l'America
Trump l’incorreggibile può ancora vincere: Kamala fa la Madonna e promette continuità ma il Tycoon può rivoluzionare la democrazia USA
Gli agenti del Secret Service che proteggono il Presidente si dimettono a centinaia e non si trovano più agenti segreti per la Casa Bianca. I due attentati contro Trump hanno fatto saltare molte teste e di conseguenza la categoria si è suicidata: perché rischiare la vita se poi alla fine perdi sempre?
La sterzata
La verità è che gli americani si rendono conto di essere a un bivio: se il prossimo presidente sarà Donald Trump, avremo un tipo di America molto diverso da quella cui siamo abituati, e diverso persino da quello già governato dallo stesso Trump tra il 2016 e il 2020. Se invece vincesse Kamala Harris gli Stati Uniti resterebbero più o meno quel che sono, ma con gli occhi bendati: nessuno è riuscito a capire – lei non vuole dirlo – come si organizzerà il mondo occidentale, e non soltanto quello americano, se vincessero i democratici. Non basta dire “continuità” perché c’è già una discontinuità, e l’abbiamo vista sulla sterzata in politica estera che il partito democratico ha fatto quando si è accorto che le ultime giovani generazioni erano filo Hamas e tutte quelle piazze piene di bandiere palestinesi volevano semplicemente dire che i dem avrebbero perso voti se non cambiavano politica. E così adesso abbiamo Biden che borbotta, allarmando tutti giornalisti e politici, sul fatto che lui stesso non è sicuro di che cosa farà Israele in Iran, dove potrebbe mandare in fiamme tutti i pozzi di petrolio oppure colpire i siti nucleari. E lo fa con quell’aria distratta che è tipica di Biden: borbotta, cambia discorso, getta nel panico.
La democrazia americana non somiglia alla nostra
Economicamente gli States vanno bene: è di ieri la notizia di altri 245.000 posti di lavoro conquistati a settembre, ma al tempo stesso il prezzo della benzina fa un balzo in su a causa delle imprudenze dello stesso Biden quando parla della guerra. Alle elezioni mancano ormai quattro settimane e poi le sorti del mondo saranno rivelate. Trump non ha soltanto una visione del paese come l’intende lui, ma una rivoluzionaria e autoritaria della democrazia americana e a questo proposito bisogna prendere atto che la democrazia americana non somiglia alla nostra: non è fatta soltanto di un certo numero di articoli che contengono le disposizioni, un libretto di istruzioni per agire politicamente. La costituzione americana è una specie di Bibbia formata di tanti libri e tante parti con tanti emendamenti e modifiche con variazioni importanti. Nel corso di due secoli e mezzo e questa vastità anche letteraria permette ad ogni presidente di fare un po’ di testa sua, per quanto il Congresso possa sottoporre ad impeachment come accade quasi con ogni presidente, perché la costituzione è un formaggio pieno di buchi.
L’America è uno specchio rotto
Ad ogni elezione americana viene una polarizzazione a cui confronto il nostro bipolarismo fa ridere: sono cresciuti i problemi non risolti e quelli irrisolvibili. L’America è diventato un paese tremendamente codificato su ciò che si può dire, ciò che non si può dire nei luoghi pubblici ma anche a tavola, in famiglia, perché i tabù crescono, le minoranze si moltiplicano finché è conveniente alimentare delle nicchie in cui si possano chiedere risarcimenti per le tirannie subite nei secoli passati. Questo aveva senso per i discendenti dagli schiavi, ma oggi tra identità di genere e di etnia l’America è uno specchio rotto inutilizzabile per ricostituire una identità e una continuità come accade ad altri popoli di lingua inglese come il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Trump può vincere
Quando la democrazia americana fu organizzata si andava in diligenza e solo dalla metà dell’Ottocento la ferrovia riuscì a connettere San Francisco con New York e i tempi lunghissimi cominciarono a rendere l’America più simile all’Europa quanto a comunicazioni. Ma oggi la rete ferroviaria cade in pezzi, non esiste alta velocità e le infrastrutture sono decrepite. Trump impostò la precedente campagna elettorale gridando ad ogni comizio: “Ma avete visto come sono belli, funzionali e scintillanti gli aeroporti asiatici, quello di Pechino in particolare e quelli europei, e quanto fanno schifo i nostri?”. Joe Biden aveva promesso di investire un fiume di denaro per rifare ferrovie e aeroporti, somme stratosferiche pari a quattro volte gli aiuti all’Ucraina sono state stanziate, ma non si è visto nulla. In più il prezzo delle uova, in Usa come in Russia, è quadruplicato e quando chiedono a Kamala Harris qual è la sua ricetta per rimettere in sesto l’America che dipende dalla spesa federale, lei ride e svicola, ben addestrata dai trainer per attori del metodo Stanislavskij e poi scoppia in una delle sue famose risate senza capo né coda.
Il legame di sangue tra Usa ed Europa: esaurito
Ecco perché le quotazioni di Trump che dopo l’arrivo sulla scena di Kamala erano scese a favore dei democratici, da un paio di settimane hanno ripreso quota; oggi con costernazione nazionale e internazionale, tutti concordano nel dire che Trump può vincere. E il suo famoso motto “Maga” appare sensato: riportiamo l’America alla sua originaria grandezza. Trump è – come tutti dicono – “bombastic”, cioè fanfarone e irritante, ma la sua propaganda funziona come un trappano e passa. E sembra avere successo anche la sua arroganza. Non passa giorno che non dia la patente di idiota alla sua avversaria e a tutto il campo opposto, con gran disappunto del New York Times. Ma ecco che emerge un personaggio relativamente nuovo e di successo nel campo trumpiano ed è la nuora Lara Trump, moglie in carriera di Eric, secondogenito dell’ex Presidente, alta iconica e austera che guida la campagna elettorale del suocero, che la adora. E quando Donald si espone alle rampogne della stampa e delle televisioni, e di noi europei tutti col sopracciglio arcuato per dire che modi, ma che maniere, ecco che appare Lara e sbaraglia i media con un sorriso complice: “Guardate che non c’è proprio niente da fare: è fatto così e abbiamo cercato tutti anche in famiglia di correggerlo, ma è più forte di lui e anche in famiglia abbiamo rinunciato. Va preso per quello che è: sta agli americani dire se lo vogliono o no”.
La curiosità di Vance
È ormai esaurito l’antico sentimento e legame di sangue fra Usa ed Europa. Gli americani sono giovani e sempre più asiatici o latinos, non reattivi di fronte alle old countries europee, salvo che per le automobili: i giovani immaginano un’Italia piena di Lamborghini e di Ferrari. Ma dell’Ucraina e di Putin poco importa perché chi ha meno di quarant’anni è cresciuto in un mondo dopo la guerra fredda. Semmai l’ossessione, nel bene e nel male, è per i cinesi: competizione, affari, ira temperata dalla curiosità. Il libro autobiografico di J.D. Vance, candidato vice di Trump, si vende più in Cina che in America. Vance sta attirando molta curiosità perché è un uomo di destra capace di piacere a sinistra. Il suo segreto: “La sinistra vuole sentimenti e io ho veri sentimenti del tutto sinceri”. É contrario all’aborto, ma piange lacrime autentiche per il dramma delle donne. E secondo tutti gli esperti ha messo nel sacco Tim Walz – l’incredibile candidato governatore del Minnesota nonché allenatore di calcio, professore di filosofia, contadino e occasionale insegnante in Cina scelto da Kamala Harris come suo vice – perché gli ha dato dell’idiota durante il duello televisivo con un tale garbo e una tale grazia retorica da far dire al suo avversario che sì, si sentiva un po’ stupido e giù pacche sulle spalle e abbracci rurali.
Walz si entusiasmava sugli eterni temi sociali e Vance rincarava la dose sentimentale per poi smarcarsi. Vance ha atto una gaffe criticando Trump per qualche sbavatura retorica e i giornali hanno cercato di attizzare la rissa in famiglia. Ma Trump ha constatato che sia le ammissioni della nuora Lara, che le velate critiche del suo run-mate, portano voti. Dall’altra parte, quella democratica, c’è poca storia: Kamala è fortissima perché è apparsa come la Madonna salvatrice a un popolo disperato per la prospettiva della vittoria repubblicana, ma poi la speranza si è un po’ sgonfiata. Anzi molto.
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