La Tunisia subisce l’ennesima svolta autoritaria e questa volta è la magistratura a prestarsi ai desiderata del presidente Kais Saied. L’ultima mossa dell’uomo forte di Tunisi è stata quella di riuscire ad utilizzare il tribunale antiterrorismo per condannare membri dell’opposizione, avvocati, attivisti e uomini d’affari. Questo tribunale speciale ha combinato pene che vanno da 13 a 66 anni di carcere nei confronti di una quarantina di imputati, utilizzando una legislazione fatta appositamente per combattere il terrorismo.

Le condanne monstre agli oppositori

Tutte le persone finite alla sbarra erano infatti accusate di cospirazione contro la sicurezza interna ed esterna dello Stato e appartenenza a un gruppo terroristico. La condanna più dura, pari a 66 anni, l’ha avuta l’imprenditore Kamel Ltaif, mentre il politico dell’opposizione Khayam Turki è stato condannato a 48 anni di carcere. Il tribunale ha inoltre condannato a 18 anni di carcere importanti figure dell’opposizione, tra cui Ghazi Chaouachi, Issam Chebbi, Jawahar Ben Mbarek e Ridha Belhaj. Gli imputati erano tutti in custodia cautelare dal 2023 e nonostante le proteste internazionali, il loro processo si è tenuto lo stesso.

Così la Tunisia diventa dittatura

Il presidente tunisino è accusato di aver trasformato il paese arabo in uno stato dittatoriale, dove l’unica a comandare è lui e dove non è ammessa nessuna voce dissenziente. La vittima più illustre di questa caccia agli oppositori è stato naturalmente Rashid Gannouchi, l’ottantaquattrenne leader del partito islamista Ennadha, arrestato in piena campagna elettorale. Nonostante questa terribile ondata di repressione il consenso del presidente Kais Saied resta alto, soprattutto nelle campagne intorno alla grande città di Tunisi. Anche il suo ruolo internazionale è in continua crescita ed è visto come un partner affidabile sia dagli europei e dagli statunitensi.

Saied, i debiti e l’ancora cinese

La Tunisia ha però urgente bisogno di una serie di prestiti internazionali che fino ad oggi il Fondo Monetario Internazionale ha sempre rifiutato. Senza una cospicua iniezione di denaro fresco, il sistema statale creato da Saied potrebbe saltare in aria. Il leader maghrebino ha anche rivolto lo sguardo verso il gruppo economico e politico dei Brics, paventando la possibilità di aprire uno sbocco sul Mediterraneo alla Cina, tutto in funzione dello sblocco dei fonti promessi dal Fondo Monetario Internazionale. L’Italia ha perorato la causa tunisina in tutti i consessi internazionali ed ha prestato denaro al paese nordafricano, ma al momento la situazione resta ancora molto incerta. La Tunisia resta uno stato determinante per i rapporti fra Europa ed Africa e riveste un ruolo chiave anche all’interno del Piano Mattei, fortemente voluto dal governo Meloni.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi