Filippo Turetta ha parlato per nove ora durante l’interrogatorio dei magistrati negli uffici del carcere di Verona. Non sono ancora emersi i dettagli delle sue confessioni ma avrebbe ripetuto la seguente frase: “Mi è scattato qualcosa in testa”. La confessione di un omicidio che però escluderebbe la premeditazione, e dunque il rischio dell’ergastolo. “Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità ma pagare quello che è giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sin da subito volevo consegnarmi e farmi arrestare”.

Tesi che non si sposa con la fuga di mille chilometri fino in Germania, dove è stato fermato. La procura valuterà l’aggiunta di ulteriori accuse, come quella della crudeltà o della premeditazione, solo dopo i risultati definitivi dell’autopsia sulla studentessa. Al momento, le accuse contestate a Turetta includono sequestro di persona, omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.

L’autopsia

Giulia Cecchettin ha perso la vita a causa di una grave emorragia, con l’aorta recisa dalle numerose coltellate inflitte. Secondo i primi risultati dell’autopsia condotta presso l’Unità Operativa Complessa di Anatomia Patologica dell’Università di Padova, l’aggressione avrebbe avuto luogo nel primo parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo attorno alle 23:15, mentre la morte della giovane è avvenuta poco dopo il secondo alterco, a Fossò, attorno alle 23:40. Poi l’ultima coltellata letale, dopo averla rincorsa e spinta a terra facendole sbattere violentemente la testa. Filippo Turetta avrebbe poi abbandonato il corpo di Giulia nella zona del lago di Barcis, in provincia di Pordenone, quando, stando a quanto riportato da LaPresse, la vittima era già deceduta.

Le indagini autoptiche rivelano che Turetta ha perpetrato 26 coltellate sul corpo di Giulia Cecchettin mentre era ancora viva, causando lesioni profonde di diversi centimetri. Le ferite mortali, alla testa, all’orecchio, alle braccia, alle gambe e al collo,  avrebbero portato alla morte della giovane a causa di un’emorragia. L’esame autoptico, condotto dal perito medico legale Guido Viel, incaricato dalla procura di Venezia, ha incluso test ematici e esami radiologici, come la Tac, per consolidare le evidenze mediche.

La vettura utilizzata per trasportare il corpo e per la fuga, dapprima in Austria e poi in Germania, sarà riportata in Italia domani. All’esame autoptico hanno partecipato anche i consulenti della famiglia Cecchettin, Stefano D’Errico e Stefano Vanin, oltre alla dottoressa Monica Cucci, consulente della difesa di Turetta.

Redazione

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