Tradizionalmente la visione italiana del turismo attribuiva al Distretto Turistico e nella Amministrazione del settore il ruolo di facilitatore per la fruizione di servizi. Prospettiva ormai obsoleta o inadeguata rispetto alle nuove esigenze emerse dal mercato. Emergono invece le Destination Management Organization (DMO) come protagoniste indiscusse, determinate a guidare la trasformazione delle destinazioni turistiche italiane. Le DMO rappresentano il fulcro dello sviluppo e dell’innovazione delle aree turistiche in cui operano.

Secondo il UNWTO, le DMO sono realtà organizzate che coinvolgono diverse autorità, stakeholders e professionisti, il cui obiettivo è quello di facilitare accordi nel settore turistico al fine di raggiungere una visione collettiva della destinazione.

Anche le competenze delle DMO si adattano ai bisogni specifici e tendenziali in cui operano, così come dal livello di decentramento dell’Amministrazione Pubblica. Se comune a tutto il mondo è la funzione di questo modello organizzativo, ciò che differisce notevolmente sono le varie scelte metodologiche adottate dai diversi attori coinvolti circa la strutturazione delle DMO nelle destinazioni turistiche.

Nell’esperienza italiana le azioni delle DMO si articolano principalmente su tre versanti: informazione; promozione; accoglienza. Funzioni che possono apparire scontate nell’era dell’AI, eppure la recente debacle della campagna promozionale della Venere di Botticelli da parte del Ministero del Turismo dimostra quanto ancora l’Italia sia indietro sotto questi punti di vista e quanto sia fondamentale avere organi competenti preposti a tali attività.

Sara Tintilla - studentessa di Meritare l'Europa

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