I buchi programmatici nella campagna elettorale
Turismo, profondo rosso per la Campania e mancano le proposte per ripartire
A meno di venti giorni dalle elezioni regionali in Campania, i sondaggisti sono scatenati. C’è chi vede in Vincenzo De Luca il sicuro trionfatore, chi dà Stefano Caldoro in ripresa, chi si sofferma ad analizzare le strategie dei candidati. Ciò che sembra essere scivolato in secondo piano a beneficio della comunicazione meteoritica di De Luca e della disperata rincorsa di Caldoro è la situazione economica in cui versa la nostra regione penalizzata, come evidenzia Bankitalia, prima dalla lunga crisi del 2008 e poi da una ripresa che ha perso vigore negli ultimi anni. In questo scenario si è innestata l’emergenza-Coronavirus che ha confermato, qualora ce ne fosse stato bisogno, l’importanza che il turismo riveste per l’economia nostrana. Eppure su questo tema mancano una riflessione approfondita e, soprattutto, le proposte dei candidati.
Quello dell’ospitalità è probabilmente il settore che più di ogni altro ha risentito della crisi sanitaria ed economica innescata dal Covid-19. E i numeri lo dimostrano. A giugno e a luglio Federalberghi Campania ha rilevato, rispetto allo stesso periodo del 2019, un calo delle presenze turistiche superiore all’80 per cento su quasi tutto il territorio regionale e addirittura al 90 in località, come la penisola sorrentina, da sempre buen retiro dei turisti anglosassoni che quest’anno hanno dovuto ripiegare su altre mete a causa delle limitazioni alla mobilità internazionale. A Napoli, ad agosto, gli albergatori hanno registrato una diminuzione delle camere occupate pari al 30 per cento. La Fiavet, associazione che rappresenta le agenzie di viaggio, ha registrato una ripresa delle prenotazioni a ridosso di ferragosto, il che non è bastato e non potrà bastare a migliorare il bilancio di questo annus horribilis del turismo. Dati allarmanti, se si pensa che il settore dell’ospitalità produce circa il 15 per cento del prodotto interno lordo nazionale e, con ogni probabilità, anche qualcosa in più in una regione vocata all’accoglienza come la Campania.
Il Covid-19, in questo senso, ha fatto capire quanto il turismo sia importante per l’economia regionale e nazionale. Certo, non può rappresentare l’unica leva dello sviluppo economico e sociale, ma nemmeno è accettabile che una voce così importante dell’economia campana venga colpevolmente trascurata dalla politica e dall’opinione pubblica. Invece è proprio quello che sta accadendo, salvo rare eccezioni come il dibattito tra politici, giornalisti e addetti ai lavori organizzato dai vertici cittadini di Fratelli d’Italia e in programma oggi nella sede del circolo Rari Nantes. Per il resto, nulla o quasi. Si parla timidamente di aiuti alle imprese, sburocratizzazione, spesa dei fondi europei. Manca, però, un progetto di lungo respiro per il turismo.
Eppure la Campania è stata una delle mete del Grand Tour ed è quindi forte di una cultura dell’ospitalità radicata nei secoli, oltre a vantare bellezze naturali, testimonianze storico-artistiche ed eccellenze gastronomiche che tutto il mondo le invidia. Una strategia di sviluppo economico e sociale dovrebbe ripartire anche da questi punti di forza che costituiscono il dna della regione. Il Covid-19, invece, sembra aver catalizzato l’attenzione dei contendenti. La riprogrammazione della sanità e il miglioramento dei livelli essenziali di assistenza sono obiettivi da raggiungere e al più presto. Ma per lo sviluppo della Campania serve un piano nel quale il turismo può giocare un ruolo fondamentale.
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